Una delle sale interne della Hofbräuhaus
foto:
Evgeniy Isaev
Cosa bisogna sapere sulla Hofbräuhaus:
Nel 1589 fu fondata la Königliche Hofbrauerei (Fabbrica reale della
birra) che, per secoli, ha fornito la birra alla corte di Monaco e che
ancora oggi è una delle fabbriche di birra più grandi di Monaco. Nel 1830
ottenne il permesso dal re bavarese di aprire una Gaststätte
(birreria/ristorante) che nei decenni successivi è stata ampliata varie
volte.
L'aspetto neorinascimentale del palazzo di oggi risale al 1896. La Hofbräuhaus (nome
completo: Staatliches Hofbräuhaus in München, cioè "Birrificio
dello stato
della a Monaco") si
estende su due piani: al piano terra trovano posto 1.000 persone, al primo
piano addirittura 1.300 persone. Qui si consumano circa 10.000 litri di birra
al giorno!
C'è anche un cortile interno che in estate diventa birreria all'aperto.
La facciata neorinascimentale della Hofbräuhaus.
foto: Wolfgang Pruscha
Vicini celebri, ma molto diversi tra loro che convivono però senza problemi:
a sinistra il "Hard-Rock Café" di Monaco, a destra la
Hofbräuhaus.
foto: Wolfgang Pruscha In tutte le ore della giornata si trovano qui bavaresi e stranieri, amici e
persone che non si conoscono, vecchi e giovani, uomini e donne - tutti
accomunati dalla birra
che fa sparire le differenze sociali e razziali: la
birra rende tutti uguali.
Nella Hofbräuhaus possono trovare posto più di 2.300 persone, al giorno si
consumano qui circa 10.000 litri di birra.
foto: Wolfgang Pruscha
In estate, il cortile interno della Hofbräuhaus si trasforma in una
birreria all'aperto.
foto:
Bayreuth2009 In questa birreria tutto gira intorno a una cosa: la "Hofbräu Original".
Ma siate preparati: il boccale standard è quello da 1 litro!
foto:
BbBbb
Un proverbio tedesco dice: "Wo man singt, da lass dich ruhig nieder -
böse Menschen kennen keine Lieder" (Dove si canta puoi tranquillamente
restare - i cattivi non conoscono le canzoni). Anche se qualche dubbio
sulla validità universale di questo detto è senz'altro leggittimo,
qui al Hofbräuhaus ci si può fidare.
foto:
Jorge Royan