Il Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa a Berlino
foto:
Quid pro quo
Articolo di Daniele Brina.
Per molti anni il parlamento e la società tedesca si sono dibattuti se fosse
doveroso costruire un memoriale che ricordasse gli ebrei assassinati durante
la dittatura hitleriana. Si è giunti solo nel 1999 ad una decisione
favorevole a un monumento che avesse questo scopo. Dopo la delibera del
Bundestag verso la metà del 2005, al centro di una Berlino ormai
riunificata, la memoria si è concretizzata e il Denkmal für die
ermordeten Juden Europas, il Memoriale per gli ebrei
assassinati in Europa, è diventato realtà.
Il complesso può trasmettere un senso di solitudine ed
isolamento, ma anche claustrofobia e smarrimento,
rafforzato dal fatto che il pavimento non è piano ma ondulante.
foto:
Philipp Guttmann /
Yeowatzup
Il Memoriale:
A partire dal campo di concentramento di Sachsenhausen fino
alla villa di Wannsee dove venne elaborata nel gennaio 1942
la Endlösung der Judenfrage (Soluzione finale della
questione ebraica), cioè la eliminazione totale degli ebrei in Europa,
Berlino non è certo carente di luoghi in cui il visitatore possa rievocare
gli anni più oscuri della storia tedesca e mondiale.
Il memoriale dell’Olocausto è costruito in un’area simbolica ovvero nei
pressi della Porta di Brandeburgo, del Reichstag, dell’ex perimetro del Muro
e dell’attuale quartiere degli uffici del governo. Copre una superficie di
19.000 mq. L’opera è dell’architetto newyorkese
Peter Eisenman,
che si è ispirato alle lapidi collocate nel cimitero ebraico di Praga.
L’intero sito viene inaugurato il 10 maggio del 2005 e due giorni dopo
ufficialmente aperto al pubblico. È coperto da 2.711 pilastri rettangolari
di color grigio scuro di varie altezze dal suolo, da 0,2
a 4,7 metri; stazionano come sarcofagi immersi in un silenzio solenne.
Queste lastre di pietra creano un labirinto con stretti cunicoli e sentieri.
Questo campo di stele è accessibile 24 ore su 24 da ciascun lato del suo
perimetro e di notte è illuminato. Ai rispettivi quattro punti cardinali è
possibile trovare sempre tabelle informative sul destino di alcune famiglie
nonché sui luoghi dello sterminio.
Con i numerosi ingressi i visitatori possono scegliersi la strada attraverso
i blocchi; le loro reazioni sono le più disparate. Il complesso può
trasmettere un senso di solitudine ed isolamento, ma anche claustrofobia e
smarrimento, rafforzato dal fatto che il pavimento non è piano ma ondulante. Ad un primo impatto può apparire poco coinvolgente dal punto di
vista emotivo, ma il progetto vuole sperimentare attraverso la freddezza
delle sue strutture l’angoscia, lo spavento e il disorientamento di un
popolo davanti alla cancellazione di ogni traccia di umanità.
Nell’angolo sud-est c’è l’Ort der Information, un centro di
informazioni sotteraneo con un'esposizione sull’orrore dell’olocausto. All’ingresso si
è accolti da un grafico con la cronologia della persecuzione durante il
Terzo Reich. Da qui partono numerose stanze; le prime riassumono in maniera
efficace le persecuzioni antiebraiche sia nella Germania nazista sia nei
territori via via occupati. I corridoi completano con testi e immagini la
cruda realtà di questo capitolo del Novecento. Alcune sale hanno un nome.
Nella Sala delle Dimensioni quindici vittime di vari paesi
narrano attraverso lettere e diari la situazione di chi sta vivendo la Shoah
sulla propria pelle. Gli interrogativi che emergono dalle loro pagine, come
ad esempio il perché della persecuzione, inducono a riflettere
incessantemente sull’assurdità di alcune scelte umane. Nella Sala
delle Famiglie quindici famiglie raccontano anche qui il loro
destino attraverso audio, testi e immagini. La Sala dei Nomi
recita brevi biografie in tedesco e inglese di ebrei scomparsi o
uccisi. Infine c’è la Sala dei Luoghi dove vengono indicati
e mostrati i quasi duecento posti in Europa tristemente legati all’Olocausto
o ai campi di concentramento. L’intento di questa mostra rispetto al monumento è quello di spiegare i motivi che hanno portato alla
distruzione di una generazione ebraica, alla sua storia e alle inevitabili
conseguenze.
Il Memoriale agli omosessuali perseguitati sotto il nazismo
Il Memoriale agli omosessuali perseguitati sotto il nazismo
foto:
Times
Sulla stressa scia progettuale nel maggio 2008, oltre la strada di fronte al
Tiergarten, per la precisione in Ebertstraße, si trova un
altro spazio commemorativo in cemento dedicato ai 54.000 omosessuali
perseguitati sempre durante il nazionalsocialismo (il Denkmal für
die im Nationalsozialismus verfolgten Homosexuellen), opera della coppia di
artisti Ingar Dragset e Michael Elmgreen;
è semplicemente un parallelepipedo alto 3,6 metri con una finestra dietro la
quale su può vedere ininterrottamente un cortometraggio dove due uomini si
baciano. Anche questo cuboide è stato soggetto a molti dibattiti e
controversie, ma ora costituisce praticamente un unicum tematico con il
Denkmal für die ermordeten Juden Europas.
Il Memoriale ai 500.000 rom e sinti assassinati sotto il nazismo.
Il triangolo al centro del lago ricorda il segno di riconoscimento di
queste etnie nei campi di concentramento.
Il lago rappresenta le lacrime versate per i morti, il fiore sul
triangolo viene spesso sostituito e così è sempre fresco.
foto:
Rolf Krahl /
Asio otus
L'arte della momoria
Il corollario dei luoghi adibiti a memoria nella capitale tedesca è
destinato ad aumentare sempre più, di pari passo con la presa di coscienza
di quanto è stato. Nel 2012 è stato aggiunto il Memoriale ai 500.000 rom e sinti assassinati sotto il nazismo
che si trova nel grande parco Tiergarten.
L’idea di questi memoriali nasce soprattutto grazie ad un
appello acceso, verso la fine degli anni Ottanta, di molte personalità di
rilievo, come la giornalista tedesca Lea Rosh, gli scrittori
Günter Grass e
Christa Wolf e il politico Willy Brandt. Per
fortuna il terreno berlinese è ancora molto fertile all’arte della memoria.