La rivoluzione tedesca del 1918-1919 attraverso la stampa italiana
9 novembre 1918:
parlando da una finestra del Reichstag a Berlino
Philipp Scheidemann (SPD)
proclama la prima repubblica tedesca.
foto:
Erich Greifer
Tesi di laurea triennale di Enrico Vailati.
Informazioni generali:
Titolo della tesi: La rivoluzione tedesca del 1918-1919 attraverso la stampa italiana
Autore della tesi: Enrico Vailati
Laurea conseguita a: Università degli Studi di Milano, Facoltà di Scienze Politichee
Anno di presentazione della tesi: 2006
Abstract della tesi:
La rivoluzione tedesca del 1918/19
La rivoluzione tedesca rappresenta una delle pagine più significative e
controverse della storia dell’inizio del ventesimo secolo. Nello Stato del
più grande partito socialista europeo, patria del grande teorico socialista
Karl Marx, si è ad un passo da una rivoluzione che per la prima volta
potrebbe avvenire in un paese industrializzato.
La guerra, la povertà e la rivoluzione russa spingono verso importanti
cambiamenti sociali ed istituzionali che rappresentano le premesse per la
rivoluzione. Il Partito Socialista Tedesco, riesce a raggiungere il potere a
seguito degli esiti disastrosi della guerra, del clima di esasperazione
sociale e della crisi istituzionale che porta all’abdicazione
dell’Imperatore.
Una volta al governo il partito si divide in due schieramenti: quello
maggioritario appare favorevole ad una svolta verso istituzioni di tipo
liberale e democratico, quello minoritario è invece propenso ad un
cambiamento sociale ed istituzionale che trasformi radicalmente la forma
dello Stato sulla linea del modello russo. Di fronte alla concreta
possibilità di una rivoluzione, ad un possibile scoppio della guerra civile
o, ancora peggio, di un’invasione delle potenze dell’Intesa al fine di
impedire l’espandersi della rivoluzione bolscevica dalla Russia all’Europa
centrale, la parte maggioritaria del partito socialista sceglie una linea
contraria alla rivoluzione.
Si forma quindi, in chiave antirivoluzionaria, un’alleanza tra i socialisti
maggioritari, le truppe di soldati in smobilitazione ed il supporto di varie
ed eterogenee forze conservatrici presenti nel paese. Tra i rivoluzionari
che tenteranno di prendere il potere in Germania vi sono soprattutto alcuni
gruppi staccatisi dal Partito Socialista Tedesco, rappresentati in
particolare dal Partito Spartachista e dai socialisti Indipendenti.
Molteplici saranno i tentativi rivoluzionari che si svilupperanno nel paese
tedesco, in particolare a Berlino, e che avranno come conseguenza numerosi
morti e feriti nel corso di violente repressioni e l’assassinio dei più
importanti leader rivoluzionari.
Una volta piegate le forze rivoluzionarie, i partiti tedeschi convocano
un’Assemblea Costituente che dovrebbe scegliere il futuro istituzionale
della nuova Germania. Le forze moderate ottengono la maggioranza dei
consensi alle elezioni per l’Assemblea ed elaborano un progetto di
Costituente che darà origine, nell’estate del 1919, alla formazione della
Repubblica di Weimar.
Mentre il nuovo Stato tedesco è in divenire, un altro importante tema scuote
la nazione: la firma del trattato di pace con le potenze vittoriose nella
guerra. Sebbene il trattato rappresenti un duro colpo per le ambizioni
tedesche, privando la Germania d’imponenti risorse e di una parte
considerevole dei suoi territori, il Governo tedesco, nonostante ripetuti
appelli e proteste, è costretto a firmare una pace che viene dallo stesso
definita punitiva.
Questo scatenerà nel paese profondi malumori e reazioni da parte delle forze
nazionaliste e contribuirà al loro sviluppo.
La rivoluzione tedesca del 1918/19
nell'informazione italiana
Le vicende tedesche trovano uno spazio significativo nell’informazione
italiana; quasi tutti i quotidiani danno ampio risalto agli eventi
rivoluzionari tedeschi ed in particolare alla firma del trattato di pace con
le potenze dell’Intesa. Spesso i giornali dedicano intere prime pagine al
paese tedesco e numerosi sono gli approfondimenti dei corrispondenti su
argomenti specifici come, ad esempio, la condizione economico-sociale della
Germania.
Tra gli argomenti più seguiti dalla stampa italiana vi sono in particolare
gli avvenimenti rivoluzionari nella vicina Monaco di Baviera e l’episodio
del duplice assassinio, a Berlino, dei leader spartachisti Karl Liebknecht e
Rosa Luxemburg. Salvo pochissime eccezioni gli articoli dei giornali
italiani risultano quasi sempre privi delle firme dei giornalisti; spesso
provengono infatti da agenzie di stampa come, ad esempio, l’italiana
Stefani.
Tra i giornali italiani si sono scelti due dei quotidiani più importanti e
letti del paese, il “Corriere della Sera” ed “Il Secolo”, e due giornali più
“orientati”, “Il Popolo d’Italia” e l’ “Avanti!”; quest’ultimo è risultato
particolarmente interessante per evidenziare le posizioni dei socialisti
italiani nei confronti della rivoluzione tedesca.
Tra i quotidiani italiani, il “Corriere della Sera” è quello che riporta il
maggior numero di notizie, dedicando ampio spazio alle vicende tedesche
anche attraverso numerosi approfondimenti; ne sono un esempio i contributi
di alcuni giornalisti come Luigi Barzini e Filippo Sacchi.
Sempre in questo quotidiano, riguardo agli eventi rivoluzionari vengono
riportati diversi commenti apparsi sui giornali conservatori tedeschi. La
linea del giornale risulta infatti contraria ad ogni ipotesi rivoluzionaria
in Germania e di appoggio in particolare alla politica dei partiti borghesi
tedeschi e in ultima analisi dei socialisti maggioritari.
Rispetto al quotidiano milanese “Il Secolo” dedica molto meno spazio alle
vicende rivoluzionarie tedesche; pur essendo molto simile al “Corriere” per
quanto riguarda la linea politica, vi si scorge però un appoggio più
esplicito alle posizioni dei socialisti maggioritari.
A differenza del “Corriere della Sera”, “Il Secolo” appare inoltre
particolarmente intransigente circa i temi del conflitto bellico e delle
condizioni di pace da imporre alla Germania. Anche rispetto al duplice
omicidio della “settimana di sangue” berlinese e alla repressione del
Governo tedesco contro le forze rivoluzionarie, si differenzia dal
“Corriere” per una chiara presa di posizione contro quelli che definisce
“eccessi repressivi”.
Tra gli articoli più ricchi di approfondimenti ne troviamo diversi a firma
di Davide Giudici. “Il Popolo d’Italia” è il quotidiano che meno di tutti
dedica attenzione ai fatti tedeschi; le notizie pubblicate risultano essere
spesso scarne e permeate da un’ironia che non nasconde la propria
contrarietà nei confronti di qualsiasi riforma istituzionale di tipo
rivoluzionario o progressista.
“Il Popolo” si mostra ancora più severo nei confronti del paese tedesco sul
tema della pace da imporre agli sconfitti della Grande Guerra e sottolinea
spesso la questione della “giusta punizione” e del pericolo di una rinascita
del pangermanismo. Nonostante la maggioranza degli articoli non siano
firmati, diversi sono i casi di utilizzo di pseudonimi o sigle; tra le poche
attribuzioni specifiche appaiono interessanti alcuni articoli sulle vicende
tedesche a firma di Benito Mussolini.
L’”Avanti!” dedica molta attenzione alla rivoluzione tedesca, ma sembra
spesso combattuto sull’appoggio da dare alle diverse correnti del socialismo
germanico. Il quotidiano dà a volte l’impressione di volere “salvare” tutte
le anime del socialismo tedesco, anche se, almeno in una prima fase, la sua
simpatia sembra essere in favore dei socialisti indipendenti. È probabile
che un simile atteggiamento rifletta la divisione presente anche all’interno
del partito fra le diverse anime del socialismo italiano e l’esigenza di
mantenerle unite di fronte a simili avvenimenti.
Nei mesi successivi, la linea del giornale sembra cambiare a favore di un
appoggio forte alle ipotesi rivoluzionarie contro la nascente Repubblica di
Weimar sostenuta anche dai socialisti maggioritari.
La condanna del Governo dei maggioritari, ed in particolare contro il
ministro Noske, appare molto esplicita, soprattutto a seguito della
“settimana di sangue” che il quotidiano definisce una “vergognosa
repressione”.
La maggioranza delle pubblicazioni dell’”Avanti!” non riporta le firme dei
giornalisti; sono altresì frequenti le citazioni di alcuni leader
rivoluzionari tratte da alcuni quotidiani tedeschi. Nel quotidiano
socialista sono presenti numerosi articoli, soprattutto durante i mesi del
conflitto bellico, che appaiono cancellati dalla censura; ad esempio il 12
ottobre 1918 l’intera prima pagina e molti articoli interni risultano
completamente oscurati.
Il periodo preso in considerazione per l’analisi dei diversi quotidiani è
quello compreso tra la prima significativa rivolta avvenuta a Kiel
nell’ottobre del 1918 da parte di gruppi di marinai, a guerra ancora in
corso, fino alla proclamazione della Repubblica di Weimar e alla nascita del
nuovo Stato tedesco nell’agosto del 1919.
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