Friedrich Nietzsche (1844-1900), in una fotografia del 1882
foto:
Gustav-Adolf Schultze
"Questo libro è riservato a pochissimi. Forse nemmeno uno di essi è
ancora nato." Queste sono le prime parole di Nietzsche del suo
libro "L'Anticristo - Maledizione del Cristianesimo".
Certo, non soffriva di un eccesso di modestia e come testimonia anche il
titolo di quel libro, Nietzsche è duro, senza mezzi termini, provocante.
Nietzsche è un filosofo difficile perché costringe il lettore a mettere in
discussione tutto quello che sembra "intoccabile": la morale, l'etica, la
religione. "Al di là del bene e del male", ecco un altro titolo suo che è
già un programma.
Anche la vita di Nietzsche fu difficile: per tutta la sua
(breve) vita fu tormentato da malattie, emicrania, febbre, problemi di vista
e di udito, sofferenze per la solitudine intellettuale e reale. Le donne che
vuole amare non lo amano, quelle che lo amano, lui le disprezza. Per tutta
la vita fu anche tormentato dalla paura di impazzire, come suo padre che a
36 anni diventa pazzo. E a 44 anni impazzisce anche Nietzsche, a 55 muore.
Ma le sue pubblicazioni hanno l'effetto di una bomba, la sua intelligenza
acuta - qualcuno dice genialità - traspare in tutto quello che scrive,
nonostante le innegabili contraddizioni, i cambiamenti di opinioni e umori
che riflettono una vita sregolata e movimentata. Quando muore è conosciuto
in tutta l'Europa.
E quando muore comincia anche il processo di falsificazione della sua
opera. Regista: la sorella Elisabeth. Lei vuole, a tutti i costi,
trasformare l'opera del fratello in una specie di base ideologica della
destra dell'epoca. Pubblica dei frammenti postumi di Nietzsche selezionati
in modo tendenzioso con il titolo "Volontà di Potenza". Segue una
pubblicazione manipolata di un altro libro di Nietzsche "Ecce Homo".
Trasforma Nietzsche in un apologeta del potere, in un ammiratore
incondizionato del successo, dell'arbitrio più brutale. Lo fa diventare uno
che prevarica sui deboli, sui poveri, sugli umili. Elisabeth è amica di
D'Annunzio e Mussolini e più tardi anche di Adolf Hitler che è molto grato
dell'aiuto ideologico fornitogli.
Ma tutto questo è una violenza all'opera di Nietzsche: non
è mai stato nazionalista, anzi. Detestava quelli che osannavano il nuovo stato
"Germania" nato nel 1871. Detestava l'antisemitismo che andava di moda in
quell'epoca. Certo, Nietzsche è contraddittorio, alcuni aspetti della sua
opera si prestano ad essere interpretati in modo tendenzioso.
Soprattutto il concetto di "Übermensch" che è stato tradotto "uomo
superiore" o "superuomo" è stato usato dai nazisti identificandolo
con l'uomo superiore della razza ariana.
In realtà il concetto di "Übermensch" va inteso piùttosto
come "oltre-uomo", cioè un uomo che va oltre i limiti
posti dalla tradizionale metafisica. Questo "Übermensch" ha, secondo
Nietzsche, abbandonato ogni fede, ogni desiderio di certezza, per reggersi
"sulle corde leggere di tutte le possibilità". Non subisce i valori
tradizionali, bensì crea quelli nuovi. Il "superuomo" di Nietzsche è un uomo
senza patria né mèta che ama la ricchezza e la transitorietà del mondo.
Questo è ovviamente un concetto dell'uomo che non ha niente a che fare con
quello del nazismo.
Ancora oggi, a più di 100 anni della sua morte, Nietzsche divide le
anime. Lo si può amare o odiare, comunque non può mai lasciare
indifferente. E questo è molto per un filosofo.