
Prima pagina del "Codice Prunner",
un manoscritto originale del "Nibelungenlied".
"Nelle antiche leggende son narrate cose
stupende
Di guerrieri famosi, imprese immense,
Di feste e di letizia, di lacrime e di pianto,
Di lotte d’audaci guerrieri; di ciò udrete narrar meraviglie."
Incipit della I avventura del Canto dei
Nibelunghi
L’incipit di ogni poema
epico è solennemente mirato a infondere nel lettore un senso di
aspettativa oltre che essere una sorta di battuta pubblicitaria, il
punto di partenza della narrazione, nonché la linea di condotta della
stessa. In pochi versi si comprende l’argomento del poema, con qualche
vago riferimento all’intreccio e una compagnia di parole accattivanti
allineate col proposito di attirare. E così anche l’incipit de "I
Nibelunghi" suscita nella mente del lettore un lampo di curiosità che,
di solito, induce a proseguire nella lettura. Le "antiche leggende" sono
quelle estratte dalla mitologia germanica; le "cose stupende" sono le
avventure degli eroi e delle valchirie che, senza distinzioni di sesso,
diventano "guerrieri famosi" e compiono "imprese immense" di natura
ridente e favorevole, tragica e pericolosa, ardita e prodigiosa. Ed ecco
che l’incipit assume il potere di affascinare e di coinvolgere.
Al di là della trama,
costruita non su episodi distinti fra loro ma su "avventure",
trentanove per la precisione, che in un altro contesto avremmo
chiamato semplicemente "canti", i punti di forza di questo magnifico
poema sono tre. In primo luogo il suo intreccio avventuroso che
rispetta il modello eroico delle leggende di eroi e cavalieri; esso
prevede, anche in questo caso, l’unione di eventi storici autentici
ai miti dell’epos nazionale germanica al fine di trasformare la
narrazione di una cronaca cavalleresca in una suggestiva saga dai
toni sublimati.
Inoltre, la fortunata scelta
poetica dettata dai canoni letterari dell’epoca permette una narrazione,
e quindi una lettura, più immediata e musicale, adatta alla trasmissione
orale così in voga nel Medioevo. Infine, la piacevole scoperta, o
riscoperta, della mitologia germanica, così misteriosa e ingranata
perfettamente nell’intreccio che presenta personaggi reali: dalla dark
lady all’eroe temerario, dal cavaliere al monaco, dal drago al monarca,
personaggi che sembrano voler uscire dalle pagine e posare per uno
scultore deciso da immortalarli per sempre in un monumento nazionale
dell’epopea germanica, costruita per serbare memoria della calata degli
Unni e lo sterminio dei Burgundi.
L’intreccio è costruito su due piani; il primo relativo alle gesta di
Sigfrido presso la corte dei Burgundi, della sua lotta con il drago
Fafnir per il famoso tesoro dei Nibelunghi, che la mitologia individua
come la stirpe dei nani che vivevano sottoterra e che sapevano fondere
il ferro, e della sua cruenta uccisione. La seconda parte è dedicata
alla moglie di Sigfrido, la dark lady Crimilde, che si vendica degli
assassini di suo marito in un reticolo di tradimenti e combattimenti,
unioni e separazioni, morte e pazzia, teste tagliate e vincoli di
fedeltà delusi, verso la tragedia finale di cui il lettore è stato
consapevole fin dall’inizio. L’intero poema è decorato da agitati sogni
premonitori, da lucenti e taglienti spade, dalle famose valchirie che di
femminile hanno solo il nome, da un mantello magico che rende invisibile
chi lo indossa, da una cintura di castità, elementi che aiutano a
rendere irruente un intreccio già fortemente audace.
Poche informazioni di carattere generale sull’opera, una carta di
identità che possa presentarla in amicizia e invitare alla lettura della
medesima. Composto fra il 1180 e il 1210 in alto tedesco medio, da un
autore tuttora anonimo, ma probabilmente proveniente dalla corte di
Passau nell’area del Danubio, forse uno dei poeti di corte che scriveva
per compiacere il clero e l’aristocrazia. Chiunque egli fosse, gli siamo
grati per aver intrecciato, composto, costruito, incastrato le leggende
della sua terra restando fedele a ciò che realmente successe. Perché la
letteratura si fa maestosa laddove la narrazione mitica si unisce alla
verità storica.
Si raccomanda l’ascolto del ciclo "L’anello del Nibelungo" del grande
compositore post-romantico Richard Wagner che ha saputo rivisitare e
musicare in modo eccelso l’intreccio della già famosa saga.
Sabrina Bottaro Sabrina Bottaro è laureata in "Lingue e Letterature Straniere". Si interessa di critica letteraria, cinema, letteratura e scrittura creativa. Ha frequentato un corso di formazione editoriale e lavora come insegnante di lingue e come traduttrice freelance. |