Narciso e Boccadoro (Doppio autoritratto di Giorgione)
fonte:
Wikimedia Commons
Il romanzo "Narciso e Boccadoro" (titolo origianle "Narziss und Goldmund")
racconta la vita e l’amicizia tra Boccadoro, giovane studente in convento, e
Narciso, maestro nel convento stesso e quasi coetaneo del primo.
L’ambientazione storica è quella del Medioevo.
Boccadoro è inquieta e piena di turbamenti e possiede un temperamento
artistico; Narciso è invece un giovane erudito e dedito alla vita religiosa.
Il romanzo è prima di tutto la storia di un’amicizia e dei contrasti
interiori che accompagnano le scelte che si compiono durante il percorso di
formazione e di maturazione. Le tematiche del libro - in cui molti hanno
visto echi della filosofia di Nietzsche e della psicologia di Carl Gustav
Jung - sono simili a quelle di altri romanzi dello scrittore
svizzero-tedesco, come Siddharta (1922) o Il lupo della steppa (1927).
La trama del romanzo:
Il romanzo si apre nel convento di Mariabronn dove Narciso, giovane maestro,
è stimato e rispettato sia per la sua erudizione e saggezza che per la sua
profonda fede. Lì, Narciso incontra Boccadoro, un ragazzo inviato al
monastero dal padre per ricevere un’educazione ordinata e rigida. Fra i due,
quasi coetanei, si instaura presto un legame di rispetto e di amicizia;
Boccadoro confessa all’amico di essere tormentato dalla figura della madre,
morta prematuramente anni prima. Narciso non pensa che l’amico possa
abbracciare la vita religiosa e quindi gli fa un lungo discorso su quella
che pensa essere la sua natura profonda, identificandola nell’uomo devoto
alle arti e alla creazione.
Dopo un incontro sessuale con una giovane contadina, poco fuori dal
monastero, anche Boccadoro capisce di dover trovare se stesso al di fuori
delle mura del monastero: per lui comincia così un lungo pellegrinaggio come
cammino di ricerca interiore e ricerca della figura della madre. Comincia
un’esistenza errabonda, consona con la sua natura di artista, che, come
preannunciato da Narciso, a poco a poco si manifesta in lui. Il giovane, che
ha una spiccata propensione per le emozioni e che conquista facilmente le
donne, si ferma presso il castello di un cavaliere, diventando l’amante di
sua figlia Lidia. Scoperto e costretto ad abbandonare il maniero e a
riprendere i vagabondaggi (nel corso dei quali Boccadoro ucciderà anche un
ladro che voleva sottrargli delle preziose monete d’oro avute in dono dal
cavaliere). Boccadoro, nel mezzo di molte esperienze sentimentali, diventa
poi allievo di un maestro molto stimato, tale Nicola, da cui apprende l’arte
della scultura: da lui il protagonista apprende tutti i segreti della
tecnica e realizza una statua di San Giovanni, del tutto simile all’amico
Narciso. Nonostante Nicola, colpito dalle sue doti, gli offra la sua bottega
e la mano della figlia, Boccadoro si sente ancora insoddisfatto e riprende
il cammino. Incontra un altro pellegrino, di nome Roberto e con lui giunge
in un villaggio di contadini, stravolto da un’epidemia di peste, che già
imperversava nel paese. Qui, di fronte alle immagini raccapriccianti del
contagio, Boccadoro conosce Lena, una giovane fanciulla che si innamorerà di
lui, morendo però di lì a poco per la pestilenza. Roberto li abbandonerà
invece dopo poco, per paura di subire la stessa sorte.
Boccadoro riprende il cammino e dopo aver scoperto che mastro Nicola è
morto, si innamora di Agnese, (che è la donna del governatore) e, scoperto,
viene condannato a morte. In occasione della sua ultima confessione,
Boccadoro rivede Narciso, divenuto nel frattempo abate di Mariabonn;
quest’ultimo intercede per il vecchio amico, salvandogli la vita e
offrendogli un posto per lavorare al monastero come scultore. Boccadoro è
tuttavia sempre inquieto: il pensiero che gli si presenta sempre di fronte
agli occhi è quello del volto della madre, la cui figura Boccadoro ha
cercato in tutte le amanti della sua vita. Boccadoro spiega a Narciso, che
ha trascorso una tranquilla e serena esistenza al riparo dai turbamenti del
mondo, il frutto della sua ricerca esistenziale, dai piaceri della carne, la
ricerca della bellezza attraverso l’arte e la creazione materiale,
l’aspirazione umana a superare i vincoli e le limitazioni della condizione
terrena.
Il protagonista abbandona il convento un’ultima volta: egli insegue ancora
la bellezza di Agnese, che però lo rifiuta in quanto egli non è più giovane
e bello. Boccadoro anzi cade rovinosamente da cavallo, ferendosi in modo
grave. Egli torna al monastero solo in punto di morte, ormai riappacificato
con se stesso e con la figura della madre. Le sue ultime parole, rivolte
all’amico Narciso, spiegano in chiusura che il percorso di ricerca della
propria identità si apre e si chiude sulla figura materna:
“Ma come vuoi morire un giorno, Narciso, se non hai una madre? Senza madre
non si può amare. Senza madre non si può morire”. Le due ultime giornate
Narciso rimase seduto al suo letto giorno e notte, e lo guardò spegnersi. Le
ultime parole di Boccadoro gli bruciavano nel cuore come fuoco.
Un commento:
Narciso e Boccadoro si inserisce nella produzione di Hermann Hesse in modo
del tutto omogeneo sia a livello di tematiche che di scelte narrative e
stilistiche. La storia di Narciso e Boccadoro è infatti la storia di una
ricerca identitaria che si svolge attraverso l’azione del cammino (inteso
sia in senso spaziale che in senso interiore).
Boccadoro non a caso è un pellegrino, che nel corso della sua ricerca
esistenziale insegue - spesso inconsapevolmente - l’immagine di una Madre
primigenia che si identifica volta per volta nella Natura, nelle donne che
egli incontra e seduce, nella figura di Maria, nell’eterno ciclo di Amore e
Morte. È questa ricerca che dà senso e scopo alla vita di Boccadoro. Se
Narciso è portatore della serena sicurezza che gli deriva dalla sua fede e
dalla sua intelligenza nel leggere nel cuore delle persone, Boccadoro è un
“artista”, combattuto tra la ricerca artistica e la passione dei sensi, tra
l’amore sincero per gli altri e la ricerca della propria regola di vita che,
come nel caso di Siddharta, può venire per Hesse solo dalla propria intimità
(e non dall’esempio di qualcun’altro).
Il romanzo può allora essere letto come una lunga metafora sulla sintesi o
coincidenza degli opposti, come dimostra sia la tensione di Boccadoro verso
“la Madre” (con una spinta che si placherà solo nella morte) sia il rapporto
tra i due personaggi principali. Se infatti Narciso rappresenta il polo
intellettuale della coppia e può essere considerato l’esponente della
Spirito, Boccadoro è la voce della Natura e il motore attivo di tutti gli
eventi del romanzo, e molte delle sue scelte e azioni sono dettate
principalmente dal cuore e dalla passione.
Per tutta la lunghezza del romanzo, si svolge il tema del confronto tra
l’individualità umana (che è un punto fondamentale della visione del mondo
di Hesse) e l’armonia dell’universo (che per l'autore è il punto d’arrivo
per chi comprende la verità delle cose), secondo un’impostazione che già si
trova in Siddharta.
Questo testo è stato pubblicato
per la prima volta (sotto la licenza
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