"La miseria in Slesia" (una vigneta del 1848), in alto:
"Fame e disperazione", in basso: "La
risposta ufficiale" Autore sconosciuto
Su "Die schlesischen Weber" (I tessitori della Slesia)
Nei
primi decenni dell'800 si diffuse in Germania la rivoluzione industriale
che creò un forte sviluppo economico ed ebbe degli sviluppi importanti a livello
sociale e politico.
Ma con la nascita di numerose fabbriche e con la meccanizzazione
del lavoro nacquero anche dei gravi problemi sociali, molti artigiani non
riuscirono più a reggere la concorrenza delle macchine e rimasero
disoccupati. La situazione era particolarmente grave in Slesia dove gran
parte dei tessitori erano ridotti alla fame. Alle loro ribellioni, delle
volte anche violente, le autorità prussiane non seppero
rispondere, se non con la polizia o anche con l'esercito.
Questa poesia nacque in seguito alla rivolta dei tessitori
della Slesia nel 1844. Heine voleva far conoscere la tragica condizione di sfruttamento dei tessitori. In quel periodo Heine era in stretto contatto con Karl Marx e Friedrich Engels. Le loro idee influenzarono la sua lirica, caratterizzata dall'impegno sociale. Questa poesia fu subito stampata come volantino e pubblicata in giornali stranieri. In Germania era vietata dalla polizia.
La poesia:
Testo originale: Heinrich Heine
traduzione: Giosuè Carducci
Im düstern Auge keine Träne Sie sitzen am Webstuhl und fletschen
die Zähne: Deutschland, wir weben dein Leichentuch, Wir weben hinein den dreifachen Fluch - Wir weben, wir weben!
Non han negli sbarrati occhi una lacrima, Ma digrignano i denti e a' telai stanno. Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre, E tre maledizion l'ordito fanno - Tessiam, tessiam, tessiamo!
Ein Fluch dem Gotte, zu dem wir
gebeten In Winterskälte und Hungersnöten; Wir haben vergebens
gehofft und geharrt, Er hat uns geäfft, gefoppt und genarrt - Wir weben, wir weben!
Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo Ne le misere fami, a i freddi inverni: Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo: Egli, il buon Dio, ci saziò di scherni. Tessiam, tessiam, tessiamo!
Ein Fluch dem König, dem König der Reichen, Den unser Elend nicht konnte erweichen Der den letzten Groschen von uns erpreßt Und uns wie Hunde erschiessen läßt - Wir weben, wir weben!
E maledetto il re! de i gentiluomini, De i ricchi il re, che viscere non ha: Ei ci ha spremuto infin l'ultimo picciolo, Or come cani mitragliar ci fa. Tessiam, tessiam, tessiamo!
Ein Fluch dem falschen Vaterlande, Wo nur gedeihen Schmach und Schande, Wo jede Blume früh geknickt, Wo Fäulnis und Moder den Wurm erquickt -
Wir weben, wir weben!
Maledetta la patria, ove alta solo Cresce l'infamia e l'abominazione! Ovo ogni gentil fiore è pesto al suolo, E i vermi ingrassa la corruzione. Tessiam, tessiam, tessiamo!
Das Schiffchen fliegt, der Webstuhl kracht, Wir weben emsig Tag und Nacht - Altdeutschland, wir weben dein Leichentuch, Wir weben hinein den dreifachen Fluch, Wir weben, wir weben!
Vola la spola ed il telaio scricchiola, Noi tessiamo affannosi e notte e dì: Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre Tuo, che di tre maledizion s'ordì. Tessiam, tessiam, tessiamo!
Im düstern Auge keine Träne Sie sitzen am Webstuhl und fletschen die Zähne:
Deutschland, wir weben dein Leichentuch,
Wir weben hinein den dreifachen Fluch -
Wir weben, wir weben!
Non han negli sbarrati occhi una lacrima,
Ma digrignano i denti e a' telai stanno.
Tessiam, Germania, il tuo lenzuolo funebre,
E tre maledizion l'ordito fanno -
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Ein Fluch dem Gotte, zu dem wir gebeten
In Winterskälte und Hungersnöten;
Wir haben vergebens gehofft und geharrt,
Er hat uns geäfft, gefoppt und genarrt -
Wir weben, wir weben!
Maledetto il buon Dio! Noi lo pregammo
Ne le misere fami, a i freddi inverni:
Lo pregammo, e sperammo, ed aspettammo:
Egli, il buon Dio, ci saziò di scherni.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Ein Fluch dem König, dem König der Reichen,
Den unser Elend nicht konnte erweichen
Der den letzten Groschen von uns erpreßt
Und uns wie Hunde erschiessen läßt -
Wir weben, wir weben!
E maledetto il re! de i gentiluomini,
De i ricchi il re, che viscere non ha:
Ei ci ha spremuto infin l'ultimo picciolo,
Or come cani mitragliar ci fa.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Ein Fluch dem falschen Vaterlande,
Wo nur gedeihen Schmach und Schande,
Wo jede Blume früh geknickt,
Wo Fäulnis und Moder den Wurm erquickt -
Wir weben, wir weben!
Maledetta la patria, ove alta solo
Cresce l'infamia e l'abominazione!
Ovo ogni gentil fiore è pesto al suolo,
E i vermi ingrassa la corruzione.
Tessiam, tessiam, tessiamo!
Das Schiffchen fliegt, der Webstuhl kracht,
Wir weben emsig Tag und Nacht -
Altdeutschland, wir weben dein Leichentuch,
Wir weben hinein den dreifachen Fluch,
Wir weben, wir weben!
Vola la spola ed il telaio scricchiola,
Noi tessiamo affannosi e notte e dì:
Tessiam, vecchia Germania, il lenzuol funebre Tuo,
che di tre maledizion s'ordì.
Tessiam, tessiam, tessiamo!