Già 100 anni prima di Lutero la Chiesa di Roma ebbe un avversario temibile:
il predicatore boemo Jan Hus che, con le sue tesi riformatorie, aveva raccolto un notevole seguito popolare. Il problema fu risolto con un metodo
collaudato: il rogo. Nella foto: Jan Hus che difende le sue idee davanti al Papa, durante il concilio di
Costanza,
quadro di Václav Brožík (1851-1901),
fonte:
Wikimedia Commons
Il concilio di Costanza:
Per quattro anni, dal 1414 al 1418, Costanza fu al centro dell'attenzione di
tutta l'Europa: la città era stata scelta come luogo del
XVI Concilio che
doveva risolvere una serie di gravi problemi che stavano lacerando la Chiesa
in quel momento. In questi quattro anni la città, che aveva circa 6.000
abitanti, e i paesi nei dintorni furono invasi da circa 70.000 visitatori,
tra cui 33 cardinali, 346 patriarchi, vescovi ed arcivescovi, 2.148 dottori
di teologia e di altre facoltà e 546 abati e monaci, tutti con i loro
cavalli e con numerosi accompagnatori. Le cronache dell'epoca riportano
anche l'arrivo di 700 donne, più un numero imprecisato di "clandestine", che
avevano affittato case o stalle per poter soddisfare i bisogni meno spirituali dei
partecipanti al concilio.
Il concilio era stato convocato per porre fine al fatto che in quegli anni ben
tre Papi,
eletti in città diverse, reclamavano di essere l'unico Papa legittimo,
facendosi anche la guerra e creando una pericolosa instabilità non solo a
livello ecclesiastico, ma anche a quello politico. Inoltre il concilio
doveva risolvere una serie di
questioni teologiche e avviare una riforma della Chiesa in vari settori. In
quattro anni di estenuanti discussioni fu risolto il problema dei "tre
Papi", ma di riforme della Chiesa alla fine non c'era nemmeno l'ombra.
La tavola commemorativa nella zona pedonale
di Costanza che ricorda il concilio:
i tre pavoni rappresentano i tre Papi che si contendevano la legittimità
foto:
Elkawe
Chi era Jan Hus?
Un triste esempio per come furono trattati dal concilio i problemi teologici
è la fine di Jan Hus. Jan Hus nacque nel
1371 a Husinec, un piccolo paese
della Boemia meridionale. Sebbene povero riuscì prima a laurearsi in
filosofia, poi anche a insegnare filosofia all'università di Praga. Divenne
sacerdote e si rivelò un ottimo e seguitissimo predicatore che cominciò
presto a richiedere una riforma radicale dei costumi ecclesiastici. Infatti,
considerava la gerarchia ecclesiastica romana profondamente corrotta e non
aveva molta fiducia nelle possibilità di autoriforma della Chiesa romana,
sperava piuttosto che una riforma si potesse ottenere attraverso
l'iniziativa dei governi. A molti governatori in contrasto con il Papa
piacquero queste idee e così Hus, che riuscì a raccogliere un notevole
seguito popolare intorno alle sue tesi, divenne un problema anche politico.
Nel 1410 a Jan Hus venne vietato di predicare, ma egli non ubbidì.
Successivamente fu convocato a Roma per giustificarsi, ma Hus rifiutò di
andarci e in ciò ebbe la protezione del re che voleva risolvere lui la
disputa teologica per mostrare la propria autorità sia nei problemi civili
che in quelli religiosi. Nel 1412 Hus venne ufficialmente scomunicato. Visto
che il concilio del 1414 convocato a Costanza doveva occuparsi anche del
caso Hus, il re Sigismondo lo invitò al concilio per discutere
delle sue tesi e gli garantì, per iscritto, l'incolumità sia per il viaggio
di andata che per il ritorno. Questa volta Hus accettò.
Ma quando Hus, una volta arrivato a Costanza, non volle ritrattare le sue
affermazioni, le autorità ecclesiastiche decisero che le garanzie di protezione non
potevano avere valore per un eretico, e così Jan Hus fu arrestato, processato, condannato
a morte e dopo parecchie settimane di detenzione in condizioni inumane fu bruciato vivo sul rogo, il
6 luglio del 1415. Poco prima era accorso a Costanza Girolamo da
Praga, un discepolo di Jan Hus, per insistere sulla promessa di incolumità e
per ottenere dal re Sigismondo la liberazione del suo maestro. Fu arrestato,
condannato a morte e
bruciato sul rogo anche lui. Ma non era ancora finita: Jan Hus era un
seguace di John Wycliff, un riformatore inglese, dal quale Hus aveva
ereditato molte delle sue idee. Ma John Wycliff era morto già 30 anni prima
e così il concilio decise di far esumare il suo corpo e di bruciare anche quello
sul rogo.
Jan Hus sul rogo,
illustrazione della Spiezer Chronik (1485)
fonte: Wikimedia Commons
L'ultimo atto di questo concilio si svolse due anno dopo la sua fine quando
il re Sigismundo non riuscì a ripagare i debiti accumulati a Costanza
organizzando questo concilio. Anche in questo caso seguì un copione già
sperimentato varie volte con successo: nel 1420 fece arrestare tutti gli
ebrei maschi di Costanza e li chiuse in una torre sul Reno - una torre che
gli ebrei stessi avevano fatto costruire, nel 1250, con i loro soldi per
dare un contributo a una migliore difesa della città. Furono liberati solo
pagando 20.000 fiorini, una cifra enorme a quell'epoca, che
bastarono a Sigismundo per saldare i conti. Dopodiché tutti gli ebrei furono
espulsi da Costanza.
Jan Hus e il concilio di Costanza, oggi:
Una grande pietra commemorativa sul luogo dove Jan Hus fu bruciato sul rogo
foto:
Gortyna
Oggi, c'è una tavola commemorativa nella zona pedonale di Costanza che
ricorda questo concilio (vedi la foto in alto) e nel luogo dove fu bruciato Jan Hus c'è
un grande
masso con un'incisione d'oro che ricorda il riformatore boemo.
Nella Hussenstraße, una strada nel centro storico che porta il suo nome, c'è
un museo dedicato a lui e ogni anno, il
6 luglio, data della morte di Jan
Hus, viene organizzata a Costanza una festa commemorativa con numerosi partecipanti
sia dalla Germania che dalla Boemia (oggi Repubblica Ceca).
Un'altra statua che ricorda, in tono più ironico, il concilio di Costanza è
quella di Imperia, all'entrata del porto (vedi la foto sotto). Imperia è
una prostituta che regge con una mano il re e con l'altra il Papa, entrambi nudi.
Un'allusione non troppo velata al "lato carnale" del concilio. La statua è
stata erretta nel 1993 e da allora è diventata uno dei simboli della città..
La statua di
Imperia all'entrata del porto di Costanza, oggi uno dei simboli della città.
foto:
Fb78
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