I banchieri dei Fugger e la vendita delle indulgenze
a sinistra: il Papa Leone X (1475-1521), dipinto da Raffaello a destra: Jakob Fugger (1459-1525), dipinto da Albrecht Dürer
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Jakob Fugger (1459-1525), dipinto da Albrecht Dürer
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La Riforma protestante è nata con la questione della vendita delle
indulgenze con la quale doveva essere finanziata la costruzione della chiesa
di San Pietro a Roma. Ma i veri motori di questo gigantesco affare furono i
Fugger, i banchieri di Augusta (Augsburg) che, tra il 1500 e il 1550,
possedevano un potere economico e politico senza eguali.
Chi erano i Fugger?
La famiglia dei Fugger fu, tra il 1500 e il 1550, la famiglia più ricca
d'Europa. Erano banchieri e commercianti che con i loro affari avevano accumulato un'enorme ricchezza. Abitavano ad Augusta (Augsburg)
in Germania, dominavano tutti i settori dell'economia dell'epoca e possedevano un potere politico che nessun gruppo
industriale ha mai avuto, né prima né dopo. Con i loro soldi i Fugger
decidevano quando si poteva fare una guerra e quando si doveva
concludere la pace, dai
loro soldi dipendeva chi poteva essere eletto imperatore, erano loro
a finanziare la "Guardia Svizzera", l'esercito privato del Papa. Per
mezzo secolo i Fugger furono i veri imperatori nascosti dell'Europa. Forse solo i Medici
di Firenze possedevano una simile ricchezza, anche se questi non
raggiunsero mai la predominanza che i Fugger ebbero nel commercio e nella finanza internazionale dell'epoca.
Le indulgenze:
La pratica delle indulgenze era in uso già da parecchi secoli e
rappresentava una sorta di condono delle pene che il credente avrebbe dovuto
scontare nel Purgatorio. Ai fedeli, disposti a compiere particolari
penitenze (pellegrinaggi, opere meritorie, ma soprattutto donazioni
monetarie) il papa concedeva uno "sconto" sulla pena, proporzionato
all'importanza della penitenza o all'importo del denaro dato alla chiesa e certificato in un documento
firmato dalle autorità ecclesiastiche. L'indulgenza poteva essere comprata
non solo per i vivi ma anche per i defunti.
Di solito i soldi raccolti con le indulgenze avevano un obiettivo dichiarato: p.e. la
costruzione di una chiesa o di un monastero. Ma il Papa che poi doveva
elargire i soldi ne riceveva di solito non più di un terzo di tutta la raccolta
- se andava bene, la metà di tutte le entrate. Prima dovevano essere pagati quelli che
organizzavano tutto, i predicatori e quelli che raccoglievano i soldi.
C'erano tasse, permessi e anche tangenti da pagare: una campagna di
indulgenze era una cosa complessa e costosa e doveva essere preparata con
cura. I principi, conti e margravi, i cardinali e gli arcivescovi dei
territori nei quali si faceva la vendita degli indulti avevano una loro quota
garantita. Anche la banca che raccoglieva i soldi e che alla fine li mandava a Roma si tratteneva una fetta e, non raramente,
c'erano anche dei soldi che sparirvano attraverso
canali oscuri. Ma anche quel 30 o 50% che arrivava infine a Roma doveva
sfamare molte bocche prima che la parte rimanente potesse essere investita nello
scopo dichiarato ufficialmente.
I Fugger che rappresentavano il più potente alleato del papa
a nord delle Alpi furono dei ferventi cattolici: Jakob
Fugger, il capo dell'impero economico, comprò per sé e per la
moglie parecchi "anni di sconto" su una possibile permanenza in
Purgatorio. Era come se quest'uomo, che giudicava tutto e tutti con uno spirito
strettamente pragmatico e commerciale, vedesse nella chiesa una specie di impresa
assicuratrice per l'Aldilà: pagava dei premi per limitare gli eventuali danni
post morte...
Ma il coinvolgimento dei Fugger nella questione delle indulgenze non si
limitò certo a questo aspetto "privato". Fu proprio Jacob Fugger che
guadagnò, più di qualsiasi altro concorrente in occidente, nel favoloso
affare delle indulgenze.
La vendita delle indulgenze in una incisione dell'epoca
1511 - i preliminari:
Nell'autunno del 1511 un incendio distrusse il duomo di Costanza. Un certo
Johannes Zink, l'uomo che i Fugger avevano piazzato a Roma per oliare gli
affari con la chiesa, intervenne subito presso il papa Leone X per chiedere il permesso di
organizzare una campagna di indulgenze nel sud della Germania, per poter
ricostruire il duomo. Visto che i Fugger assicuravano di assumersi tutte le
spese di una tale campagna il papa la concesse.
Ma il documento con cui il papa indisse la raccolta dei soldi non fu mandato a Costanza, luogo del disastro e
sede della raccolta dei soldi, ma ad Augsburg, nella sede dei
Fugger. E i banchieri lo consegnarono ai canonici di Costanza solo quando questi
promisero di lasciare loro metà delle entrate. Questa generosa parcella
per i banchieri di Augusta avrebbe naturalmente diminuito la quantità di
soldi disponibili per la ricostruzione del duomo. Ma Jacob Fugger aveva già
pronta una soluzione: sempre attraverso il suo uomo a Roma ottenne dal papa
il permesso di allargare l'area della campagna ad altre parti della
Germania, per aumentare la quantità di soldi per la ricostruzione del duomo -
con l'effetto non indesiderato di aumentare anche il bottino per i Fugger.
E visto che tutto funzionava così bene, i Fugger si inventarono
sempre nuovi motivi per chiedere altre indulgenze - che prontamente furono
concesse: per la costruzione o ricostruzione di ospedali, chiese e monasteri
a Wittenberg, Strasburgo, Norimberga, Vienna, Treviri, Ingolstadt e in molte
altre città. La paura del Purgatorio si rivelò sempre di più un gran
beneficio anche per le casse dei banchieri di Augusta.
Ma tutto questo erano solo dei preliminari.
Un'altra incisione che rappresenta il commercio delle indulgenze
1513/1514 - adesso si comincia a fare sul serio:
Il 30 agosto del 1513 Albrecht di Brandeburgo, principe
degli Hohenzollern, fu nominato arcivescovo di Magdeburgo. Una settimana
dopo un suo fratello divenne amministratore del vescovato di Halberstadt, in
Sassonia.
Ma le due nomine avevano bisogno dell'approvazione del papa e questo fu un
bel problema, perché queste nomine comportavano l'unione di due vescovati
in mano agli Hohenzollern che avrebbero così aumentato notevolmente il loro
potere politico. In più, questi due vescovati sarebbero stati guidati da un
principino
che aveva appena 23 anni, troppo giovane per una carica così importante.
Erano in molti a ritenere impossibile l'approvazione della chiesa di Roma.
Cosa fare?
La soluzione, come in molti altri casi del genere, fu offerta dai Fugger:
dopo dure e difficili trattative condotte da Johann Blankenfeld, un
rappresentante degli Hohenzollern, intervenne il solito Zink che versò nelle
casse del Vaticano la bella cifra di 1.079 ducati d'oro e, di conseguenza, l'insolito
accumulo di incarichi al giovanissimo Albrecht von Brandeburgo non rappresentò più un problema. Il fatto che Blankenfeld
fosse imparentato con
la famiglia dei Fugger diede sicuramente una mano alla faccenda.
Ma questo fu solo l'inizio. La delegazione degli Hohenzollern non era
ancora ritornata a casa quando il 9 febbraio del 1514 morì l'arcivescovo di
Magonza, e il più esteso e più importante vescovato al nord delle Alpi si rese
disponibile al miglior offerente.
A questo punto il giovane Albrecht di Brandeburgo vide una enorme chance:
aumentare ulteriormente il suo potere incamerando anche il più prestigioso arcivescovato della Germania dell'epoca. Ma ci sarebbero serviti molti più
soldi di quelli già sborsati. Già il predecessore sul trono di Magonza
(il vescovo era anche capo politico del vescovato) aveva speso 21.000
fiorini per comprarsi l'incarico, soldi che naturalmente alla fine dovevano
pagare i suoi sudditi. Comunque, alla fine il principe degli Hohenzollern
vinse la partita contro il suo concorrente Ludovico del Palatinato: quelli
che dovevano eleggere il nuovo arcivescovo di Magonza scelsero chi era più
bravo con le promesse e più generoso con le offerte di denaro.
Il vero problema sarebbe stato però di nuovo l'approvazione del papa e
questa volta anche il beneplacito dell'imperatore Carlo V. I 29.000 fiorini
che i Fugger misero a disposizione degli Hohenzollern per smussare le
inevitabili resistenze di Roma furono respinti con disprezzo: si diceva che
né il papa né l'imperatore vedevano di buon occhio un tale accumulò di titoli e
di potere. Ma la delegazione degli Hohenzollern - e con loro i Fugger che
questa volta vollero rimanere anonimi - non mollò. Per due mesi trattarono,
offrirono sempre più soldi e alla fine Leone X concesse tutti i titoli e
poteri che Albrecht di Brandeburgo aveva richiesto.
I contabili dei Fugger erano persone molto precise, annotavano
scrupolosamente tutte le spese fino all'ultimo centesimo. Alla fine
calcolarono come "uscita" la bella cifra di 48.236 ducati d'oro*,
tangenti e spese varie messe insieme.
* approssimativamente circa 9 milioni di
Euro di oggi
Albrecht di Brandeburgo, incisione di Albrecht Dürer (1519)
Come far rientrare questa enorme quantità di soldi?
I Fugger avevano anticipato questi soldi e non
l'avrebbero certo fatto se non avessero già previsto una concreta possibilità
di far rientrare questa enorme cifra - e possibilmente guadagnare anche
qualcosa in più.
Dopo altri 4 mesi di serrate trattative a Roma l'ormai triplice vescovo e
arcivescovo Albrecht di Brandeburgo tornò a casa con in mano un accordo
talmente clamoroso che il suo contenuto fu tenuto segreto per parecchio tempo, per non
suscitare le rivolte degli altri principi e vescovi del Sacro Romano
Impero: a Albrecht fu concesso il monopolio di gestire in esclusiva per 8
anni una campagna di vendita di indulgenze che si estendeva a quasi metà di tutti i territori
dell'impero. Tutte le altre indulgenze già in atto in quel momento per conto
di altri gestori dovevano essere immediatamente terminate. Esclusi erano
solo i territori in cui - guarda caso - i Fugger avevano già iniziato campagne
simili (come per esempio quella per il duomo di Costanza). E come era
riuscita la delegazione di Albrecht ad avere una tale incredibile occasione
di guadagno dal papa? Naturalmente di nuovo con i soldi. Perché l'abile Zink
aveva promesso al papa la metà delle entrate, mentre fino a quel momento il papa
aveva ottenuto solo un terzo dei ricavi delle vendite delle
indulgenze.
E con la parte che rimase a Albrecht questi dovette pagare i debiti con i Fugger
che avevano inoltre il diritto di controllare il corretto svolgimento del
commercio con propri commissari, in modo da non perdere neanche un
centesimo.
Così ebbe inizio la famigerata campagna di indulgenze...
Così ebbe inizio la famigerata campagna di
indulgenze che fece scoppiare la rabbia di Martin Lutero e che infine segnò l'inizio della
Riforma protestante.
Ufficialmente tutta la campagna fu chiamata
"Indulgenza di giubileo per finanziare la costruzione della chiesa di San
Pietro a Roma" e una parte dei soldi (sicuramente molto meno della metà) fu
anche usata per questo scopo. Ma il vero motivo per cui era stata iniziata
questa gigantesca campagna fu, come si è visto, di carattere molto meno
nobile. Alla fine, nelle tasche dei Fugger rientrò tutta la somma
anticipata, più il 5% di interessi, ovvero il loro guadagno netto, che i
contabili dei Fugger trascrissero fedelmente nei loro libri. E possiamo
essere più che sicuri che ci fu anche qualcosa che rimase fuori dai libri
contabili dei banchieri di Augsburg.
Le fonti usate per questo articolo:
Günter Ogger: Kauf dir einen Kaiser - die Geschichte der Fugger, München 1978
Richard Friedenthal: Luther - sein Leben und seine Zeit, München 1967
Markus Wolff: Jakob Fugger - der Fürst des Geldes, in: GEO-Epoche Nr. 39, 2009