Der geteilte Himmel (Il cielo diviso) è il titolo di un famoso romanzo di
Christa Wolf, una storia d'amore cresciuta e naufragata all'ombra del
Muro di Berlino. Sono in molti a tentare
di decifrare il firmamento berlinese, da diverse angolazioni. Rappresenta
qualcosa di eterno, impassibile, intoccabile, inviolabile contrapposto al
trambusto e alla confusione della terra cittadina.
Il libro è stato composto
nel 1963 durante il periodo appena successivo alla costruzione del muro ed è
ambientato tra il 1959 e il 1961. La protagonista è Rita, una diciannovenne
un po’ ingenua, ma anche coraggiosa e decisa nelle proprie scelte. Vive
nella parte orientale di Berlino e studia per diventare un’insegnante;
contemporaneamente lavora in una fabbrica di carrozze ferroviarie della DDR.
In seguito ad un incidente avvenuto proprio sul posto di lavoro viene
ricoverata presso un sanatorio. Lì, durante la convalescenza, avrà modo di
ripercorrere con ripetuti flashback gli ultimi due anni della sua storia, ma
soprattutto il suo rapporto con Manfred, un chimico abbastanza scettico e da
un passato trascorso nella Hitlerjugend, che dopo aver vissuto un periodo
insieme a lei decide di trasferirsi a Berlino Ovest dove gli si prospettano
orizzonti professionali migliori e più gratificanti. I progetti di Manfred
erano stati infatti stroncati dai burocrati della DDR e il ragazzo decide
così di fuggire all’insaputa dei suoi conoscenti, quando ancora il muro
fisicamente non esiste, ed è speranzoso nel ritenere che Rita prima o poi
l’avrebbe raggiunto seguendo il suo esempio. Rita, dopo un’iniziale timore,
lo raggiungerà in un mondo occidentale percepito dalla ragazza come
materialista, dal quale si sente estranea e prenderà le distanze. Il suo
intento sarà quello di persuadere il compagno a ritornare sui suoi passi.
Reputa la decisione di Manfred prettamente egoistica e da quel momento la
distanza tra i due crescerà inesorabilmente. Mancate comprensioni, valori
distanti, indisponibilità nel condividere azioni e discorsi diventeranno i
temi dominanti del romanzo sullo sfondo di una Germania che sta per
spaccarsi parallelamente alla divisione della coppia.
Il racconto si svolge su due piani: un monologo rievocativo di Rita durante
il periodo in sanatorio e il riesame delle vicende trascorse.
Christa Wolf incarna la figura dell’intellettuale costretto a mettere in
luce i difetti del sistema, ciò che non funziona. Svolge la sua mansione in
un momento assai difficile e complesso, compiendo di fatto una scelta
coraggiosa. I dissidi intimi dei due protagonisti pongono sulla scena in
maniera vivida i contrasti di una fase storica. Le scissioni interiori dei
personaggi e della coppia riflettono le ansie, le incertezze, le
contraddizioni di politica e società del tempo. Il muro non viene visto come
motivo di separazione: essa avviene prima. La sua costruzione è la
conseguenza di una scissione già avvenuta, già presente nell’aria; diventa
una barriera che si frappone fra individui già separati.
Rita e Manfred racchiudono allegoricamente l’essenza di due mondi: quello
socialista e quello capitalista, divisi dalle loro visioni della vita e
dalla profonda incomunicabilità reciproca più che da un muro.
Ne emergono dunque due ritratti sociali rispettivamente positivi e negativi
a seconda che vengano descritti con gli occhi e gli sguardi dell’uno o
dell’altro personaggio. La ragazza quando va a trovare Manfred trova un
ovest cupo, individualista dove l’Ich (Io) trionfa sul Wir (Noi) collettivo
e quindi solo apparentemente più democratico della DDR. Manfred reputa l’est
castrante, svilente, fittizio.
L’autrice stila una comparazione generazionale con incessanti riferimenti a
fatti ed eventi del tempo che si ripercuotono sulla psicologia dei
protagonisti. Rita cerca una verità, è un personaggio in formazione che
nonostante gli elementi negativi delle vicende va avanti, cerca, motiva,
smuove, s’interessa. Tutte qualità carenti nel compagno.
Nel penultimo capitolo la Wolf ci regala l’essenza e la chiave dell’opera.
Durante un brindisi tra Rita e Manfred incombe lo spettro della separazione.
Lui dice a lei: “Il cielo almeno non possono dividerlo”, ma lei ribatte: “Sì
invece. Il cielo è sempre il primo a essere diviso”. Una forte condensa
emotiva e metaforica ci fa ben comprendere quanto il cielo in realtà non sia
altro che una proiezione di noi stessi, del nostro vissuto quotidiano, delle
nostre concezioni, idee, modi di essere frammentati anche senza la pressione
della Storia e la comparsa di muri.
Anche Christa Wolf è divisa da un conflitto
interiore che cerca di esternare e riversare nella sua pubblicazione: da un
lato l’amore per la DDR e l’accettazione di alcune scelte e regole,
dall’altra la presa di coscienza che la costituzione di un socialismo
avrebbe trascinato con sé dissidi e contese dolorose e spesso senza
soluzione.