Lo stadio olimpico di Berlino, durante i giochi olimpici
del 1936
foto: Bundesarchiv
I giochi olimpici fino al 1936:
Le olimpiadi dei primi decenni del 20° secolo non erano certo paragonabili
a quelle di oggi: il numero delle nazioni, gli atleti partecipanti e
le discipline sportive erano molto inferiore rispetto a oggi. I
giochi olimpici erano un evento esclusivamente sportivo a cui la maggior parte della
popolazione dei paesi partecipava solo in modo limitato e solo tramite i
giornali. Prima del 1936 le televisioni esistevano solo a livello
sperimentale e la radio era ancora agli inizi del suo sviluppo tecnico e
della diffusione di massa. Le
strumentalizzazioni politiche erano limitate, così come i soldi che i giochi
riuscivano a far girare. Alcune
cifre per capire come sono cambiate le olimpiadi:
1900
(Parigi)
1932
(Los Angeles)
1936
(Berlino)
2012
(Londra)
nazioni partecipanti
27
38
49
204
atleti partecipanti
997
1.840
3.940
11.040
... di cui donne
2,2%
6,8%
8,4%
44%
competizioni
89
116
129
302
medaglie d'oro vinte
da atleti non europei o americani
3%
10%
7%
34%
paesi con trasmissioni
televisive in diretta
0
0
1
200
1900
Parigi
1932
Los Angeles
1936
Berlino
2012
Londra
nazioni partecipanti
27
38
49
204
atleti partecipanti
997
1.840
3.940
11.040
... di cui donne
2,2%
6,8%
8,4%
44%
competizioni
89
116
129
302
medaglie d'oro vinte da atleti non europei o americani
3%
10%
7%
34%
paesi con trasmissioni televisive in diretta
0
0
1
200
La differenza maggiore è comunque che oggi le olimpiadi, oltre ad essere una
manifestazione sportiva, sono anche un gigantesco evento
mediatico, politico e commerciale: le olimpiadi del 2012 a Londra sono state seguite
alla televisione da 4,8 miliardi di persone, cioè più della metà dell'intera
popolazione mondiale. La dimensione mediatica - e politica - dei giochi olimpici è
cominciata proprio nel 1936 a Berlino.
Le olimpiadi di Berlino rischiarono di essere boicottate:
Berlino doveva essere la città dei giochi olimpici già nel 1916, ma la prima
guerra mondiale bloccò i lavori di preparazione. Dopo la guerra, la Germania
- dichiarata ufficialmente la responsabile principale della guerra - fu
esclusa dal Comitato Internazionale Olimpico (CIO) e solo nel 1925 fu
riammessa.
La Germania era diventata ormai una repubblica democratica e Berlino si candidò -
insieme a 12 altre città - nuovamente per ospitare i giochi olimpici nel
1936. Nel 1931, due città erano rimaste nella competizione: Berlino e
Barcellona e il CIO votò con 43 voti a favore di Berlino, contro 16 per
Barcellona, con 8 astensioni.
Ma nel 1933, quando Hitler arrivò al potere in Germania, il clima
pro-Berlino cambiò. Molti paesi, capeggiati dagli Stati Uniti, dubitavano
che il regime nazista avrebbe rispettato lo spirito olimpico che garantisce
il libero accesso ai giochi indipendentemente dalla razza, dalla fede e
dalle opinioni politiche dei partecipanti. In particolare la crescente
persecuzione degli ebrei in Germania fece aumentare un movimento
internazionale che chiedeva di boicottare l'appuntamento. Il regime nazista
respinse tutte le critiche e dichiarò di voler rispettare scrupolosamente le
regole internazionali. Il CIO era ancora a favore di Berlino, ma soprattutto
negli USA la discussione su "boicottaggio o no" divenne
sempre più aspra. Alla fine il Comitato Nazionale Olimpico americano decise
con 58 voti contro 56 di non boicottare i giochi a Berlino e di conseguenza
la maggior parte dei paesi scettici decisero anch'essi a favore della
partecipazione.
Le olimpiadi del 1936 - uno dei più importanti eventi politico-mediatici del 20° secolo:
Le olimpiadi del 1936 - uno dei più importanti eventi politico-mediatici del 20° secolo:
a sinistra: la prima telecamera mobile costruita per
fare le riprese durante i giochi olimpici,
a destra: la "Volksempfänger", la radio che doveva essere presente
in tutte le famiglie tedesche
foto: Telefunken-Bild / Hihiman
Josef Goebbels, il ministro della propaganda del governo di Hitler, aveva
capito per primo che i giochi olimpici a Berlino potevano diventare una
grande occasione per la Germania nazista per aumentare il suo prestigio
internazionale e per far tacere molte critiche interne. Furono stanziate
ingenti somme di denaro per stupire il mondo con dei giochi superlativi,
mai visti prima. Per rendere il più efficace possibile l'effetto
propagandistico Hitler preme per aumentare al massimo la diffusione di
apparecchi radiofonici che all'epoca erano ancora degli oggetti costosi,
quasi di lusso. Il cosiddetto "Volksempfänger" (vedi la foto sopra) doveva
dare ad ogni famiglia la possibilità di ascoltare in diretta la voce del
"Führer" e le trasmissioni dei giochi olimpici. Per la prima volta si potevano
seguire le gare in diretta via radio. Durante i giochi furono organizzate
3.000 trasmissioni radiofoniche in 40 paesi del mondo, in tutti i
continenti: un record assoluto per quegli anni. Anche la televisione fece
il suo debutto a Berlino. Finora, in nessun paese esistevano regolarmente
delle trasmissioni televisive, la tecnologia era ancora in via di
sperimentazione. I nazisti fecero di tutto perché la Germania diventasse il
primo paese a rendere possibile di seguire le olimpiadi anche alla
televisione. Ma contava più che altro l'effetto propagandistico, perché la
qualità delle trasmissioni era ancora piuttosto scarsa. Furono comunque
trasmesse delle gare olimpiche per 138 ore in diretta (sopra la foto della
prima telecamera mobile costruita per fare le riprese durante i giochi), e solo
tra Berlino e Lipsia. Visto che nessuno possedeva un televisore furono
organizzate, in queste due città, 25 "Fernsehstuben", cioè locali in cui
chiunque poteva assistere, a pagamento, alle trasmissioni.
Già mesi prima dell'evento i tedeschi furono martellati dalla propaganda che
elogiava questi giochi in toni entusiasti e in cui l'ideologia nazista venne
unita a quella olimpica. Un'altra novità dei giochi del
1936 fu la staffetta della torcia olimpica. Il fuoco olimpico era stato
introdotto già alle olimpiadi del 1928. Gli organizzatori dei giochi a
Berlino si inventarono invece la staffetta, che portava il fuoco da Olimpia
in Grecia, attraversando Sofia, Belgrado, Budapest, Vienna e Praga, fino a
Berlino. Tutte le tappe tedesche furono trasformate in grandi eventi
propagandistici con le inevitabili parate di bambini e/o di soldati.
Un altro grande evento propagandistico per i tedeschi fu il cosiddetto “Olympia-Zug”, un
corteo di 12 camion che percorse quasi 10.000 chilometri per raggiungere
anche i paesi più piccoli della Germania. Durante il percorso allestirono delle mostre con soggetti della Grecia classica, di atleti tedeschi, modelli dei nuovi
complessi sportivi eretti per le olimpiadi, fotografie di propaganda
nazista di sorridenti battaglioni al lavoro, nonché delle
panoramiche di file interminabili di membri del partito nazista, in
occasione dei suoi pomposi raduni a Norimberga. Al di sopra di tutto: la
bandiera rossa, bianca e nera del Terzo Reich con la svastica.
La staffetta della torcia olimpica sulla strada per Berlino.
foto: Bundesarchiv
Uno dei numerosi raduni propagandistici dei nazisti durante le olimpiadi.
Qui siamo nella piazza "Lustgarten" a Berlino.
foto: Bundesarchiv
Hitler voleva far vedere al mondo non solo dei giochi perfetti e
spettacolari, ma anche una Germania che sotto la sua guida doveva sembrare
un paese pacifico, tollerante e florido. Durante i giochi cessò qualsiasi
propaganda contro gli ebrei e furono eliminati tutti i cartelli e le scritte
discriminatori - per riapparire poco dopo. Per rassicurare le voci critiche,
il governo garantì pubblicamente un libero accesso ai giochi per tutti,
anche agli ebrei. Ma nell'estate del 1936, nella "Hitlerjugend", la gioventù
nazista, circolava una canzone che diceva: "Nach der Olympiade
schlagen wir die Juden zu Marmelade" (Dopo le olimpiadi picchiamo gli ebrei
finché diventano marmellata). Alla fine, nella delegazione olimpica della
Germania c'era, tra 348 atleti, una sola "semi-ebrea", la nota schermista
Helene Mayer, che riuscì a vincere una medaglia d'argento. Un simile
alibi fu anche la partecipazione del lottatore Werner Seelenbinder che, pur
essendo dichiaratamente comunista, ebbe il permesso di partecipare ai
giochi, ma solo perché era molto noto all'estero per i suoi successi
sportivi. Nonostante ciò, alcuni anni dopo fu arrestato dalla polizia
nazista, condannato a morte e decapitato.
Le olimpiadi del 1936 - lo sport:
La star incontrastata di queste Olimpiadi fu l'americano Jesse Owens, che vinse 4 medaglie d'oro.
foto: United States Library of Congress
Dal punto di vista sportivo queste olimpiadi furono un grande successo per
gli atleti tedeschi che conquistarono per la prima volta il primo posto
nella classifica delle medaglie, con 33 medaglie d'oro, 26 medaglie
d'argento e 30 medaglie di bronzo, davanti agli Stati Uniti e l'Ungheria.
L'Italia conquistò il quarto posto in classifica, con 8 medaglie d'oro, 9
medaglie d'argento e 5 medaglie di bronzo. Per la prima volta nella storia
dei giochi olimpici si suonarono gli inni nazionali durante la cerimonia
della premiazione e tutti gli atleti tedeschi premiati salutarono l'inno con
il saluto nazista (vedi la foto sotto).
La grande star di queste olimpiadi fu invece l'americano Jesse Owens che
vinse 4 medaglie d'oro (nei 100 m, 200m, nella staffetta 4x100m e nel salto
in lungo). Hitler non fu molto contento che Jesse Owens, un atleta
afroamericano di colore, fosse in quei giorni al centro dell'attenzione di
tutto il mondo, anche perché contraddisse platealmente la sua teoria della
superiorità della razza ariana.
La premiazione dei vincitori nel pentathlon moderno:
gli atleti tedeschi salutano l'inno nazionale tedesco con il saluto nazista.
foto: Bundesarchiv
"Olympia" - il film di Leni Riefenstahl:
Di queste olimpiadi esiste un documentario straordinario: il film
Olympia
della regista tedesca
Leni Riefenstahl.
Leni Riefenstahl era una giovane, bella e ambiziosa attrice e regista che,
nel 1933, aveva già ottenuto alcuni successi. A Hitler piacevano i film
della Riefenstahl, pieni di misticismo, eroismo e culto di bellezza. Il
cinema era ancora un arte relativamente giovane e la Riefenstahl riusciva a
creare delle immagini mai viste prima. Hitler capì che il cinema potevano essere molto importanti per la sua propaganda, capì che
la suggestione che Riefenstahl sapeva evocare poteva essere utile per
entusiasmare non solo i tedeschi, ma anche chi frequentava i cinema in
Francia, Inghilterra e in altri paesi.
Questo DVD contiene una versione ridotta del film di Leni Riefenstahl, l'originale è più lungo di
circa 30 min, è stata prodotta nel 1938 per il mercato italiano,
con la radiocronaca italiana.
Per Leni Riefenstahl il nazismo era una cosa grandiosa, ma lo vedeva piuttosto come
un fenomeno estetico. Il film che girò, su incarico di Hitler, sui giochi olimpici del 1936 a
Berlino (nome originale: Olympia, parte 1:
Das Fest der Völker, parte 2:
Das Fest der Schönheit) è indubbiamente un capolavoro del cinema (premiato all'epoca a
Venezia e anche a Parigi), dove il culto della bellezza del corpo umano
raggiunge un livello quasi mistico e che fece anche come cassa di risonanza per
mostrare al mondo gli aspetti più benevoli e presentabili della "nuova"
Germania. Il film piacque a Hitler, ma non del tutto: gli diede fastidio che
l'eroe indiscusso di queste Olimpiadi, l'atleta afroamericano Jesse Owens, avesse un ruolo importante
anche in questo film. Alla
Riefenstahl invece non importava: Jesse Owens era uno sportivo fuoriclasse
con un bel corpo atletico, quindi era degno di essere messo nella giusta luce.
Ma vedere oggi questo film e sapere cosa sarebbe successo appena tre anni
dopo fa venire i brividi...
Appena tre anni dopo queste olimpiadi...
Parallelamente a queste olimpiadi Hitler intensificò il suo frenetico programma di potenziamento degli armamenti che doveva
portare la Germania, entro il 1939, a diventare la nazione militarmente
più potente del mondo. E nel 1939, appena tre anni dopo queste
spettacolari olimpiadi, la Germania di Hitler trascinò il mondo nella seconda guerra mondiale. Con
55 milioni di morti.