Titolo della tesi: Gli italofoni nella scuola tedesca: dal bipolarismo linguistico-culturale alla didattica bilingue. Un'indagine empirica.
Autrice: Eleonora Massa
Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
Anno di presentazione della tesi: 2009
Abstract della tesi:
In questo lavoro vengono ripercorse le tappe fondamentali della storia
culturale, sociale e linguistica della comunità italiana in Germania. Il
filo conduttore dell’intero discorso è il tema della scolarizzazione dei
giovani, del loro inserimento nel contesto scolastico tedesco e della
constatazione della loro generalizzata tendenza all’insuccesso, rimasta
pressoché costante a partire dagli anni delle prime ondate migratorie fino
ai nostri giorni.
engono affrontate, descritte ed analizzate le cause
che ad oggi possono venir considerate come determinanti la riuscita o il
fallimento scolastico dei soggetti che crescono nella doppiezza culturale e
linguistica, individuando così due tipologie principali di fattori che
influenzano e declinano il tipo di rapporto tra alunno e scuola.
La
prima tipologia è quella delle cause socio –economiche, la seconda quella
delle cause istituzionali: è possibile certamente annoverare tra i
costituenti del primo gruppo il livello culturale del contesto familiare di
provenienza del giovane (solitamente basso nel caso italiano, ma anche
presso altre comunità immigrate), i deficit, soprattutto linguistici, degli
alunni e delle loro famiglie, e il modo poco produttivo in cui molti
immigrati hanno affrontato, o affrontano ancora, la loro esperienza in
Germania, percependola come provvisoria e trascurando gli aspetti
determinanti e contribuenti all’integrazione, quali l’istruzione dei propri
figli e un buon apprendimento della lingua tedesca.
Tra le cause
istituzionali vanno invece inseriti quegli aspetti più specificamente legati
alla gestione strutturale dei percorsi formativi, alle pratiche didattiche
sperimentate con l’obiettivo dell’integrazione scolastica e di conseguenza
sociale: le misure preventive con cui le istituzioni tedesche hanno cercato
di far fronte all’emergenza del numero sempre maggiore di allievi stranieri
nelle scuole, l’importanza praticamente esclusiva affidata al deficit
linguistico di molti di questi (che si è cercato di colmare con i corsi di
recupero, noti come Vorbereitungsklassen o classi preparatorie),
l’eterogeneità dei provvedimenti data dal federalismo tedesco ed infine la
scissione didattica pomeridiana dei così detti “corsi di lingua e cultura
italiana” hanno contribuito a creare una situazione in cui, attraverso la
scuola, le difficoltà di questi ragazzi non venivano superate ma acuite, in
cui il potenziale bilingue e biculturale non veniva adeguatamente promosso
ma screditato. Il disagio scolastico analizzato è quindi il risultato di un
complesso sistema di fattori che interagiscono tra loro, ed è stato
rappresentato nel corso del tempo da caratteri specifici e costanti:
concentrazione elevata di alunni italiani nei gradini più bassi
dell’istruzione (la scuola elementare, la Hauptschule e le scuole
differenziali), scarsa presenza nei licei, tasso elevato di percorsi
d’istruzione interrotti senza il conseguimento di un titolo finale. È una
tendenza questa, riscontrabile anche presso le altre minoranze linguistico
–culturali presenti in Germania, ma che negli italiani raggiunge livelli
particolarmente elevati condivisi solo con i giovani di origine turca.
A questa situazione i consolati e gli uffici scuola italiani sul
territorio tedesco cercano di reagire produttivamente da circa quindici anni
con i progetti di istruzione bilingue, che rivalutano, superano e cercano di
dare una nuova forma alla bipolarità dei ragazzi provenienti da una storia
migratoria più o meno recente. È chiaro quindi che si tratta di tentativi
che nascono dalla stretta collaborazione con gli apparati scolastici
autoctoni, e non del tentativo di rivendicazione nazionale, di difesa
provinciale della propria lingua e cultura. Al contrario la didattica
bilingue si propone di superare proprio il concetto del monolinguismo e
dell’univocità culturale, trovando i propri presupposti teorici nelle tesi
che accreditano il valore e l’importanza della crescita e dello sviluppo
bilingue. Propone dunque un modulo alternativo a quello della scelta e della
scissione, un modello di integrazione ed equilibrio linguistico e culturale.
La scelta di rendere tanto il tedesco quanto l’italiano lingue di
insegnamento e ambiti disciplinari paritetici vuole essere una misura atta a
recuperare la diffusa condizione di “semilinguismo” riscontrata in molti
apprendenti di origine straniera, in virtù della quale né l’uno né l’altro
codice linguistico vengono adeguatamente appresi (molto frequente è infatti
il caso in cui alle difficoltà in tedesco si aggiunge l’uso predominante, se
non esclusivo, del dialetto nel contesto familiare, aspetto che pregiudica
il conseguimento di una buona competenza anche in italiano).
In
seguito ad una descrizione introduttiva dei presupposti metodologici della
sperimentazione, l’attenzione viene principalmente rivolta alla realtà di
Francoforte sul Meno, dove dal 1997 è stato avviato un primo ciclo bilingue
in una scuola elementare, e dal 2000 è stata creata una sezione con lo
stesso indirizzo presso uno dei licei della città. Dall’anno scolastico
2002/2003 è partito infine un secondo ciclo bilingue in un’altra scuola
elementare, la Holzhausenschule, cui per motivi legati al mio diretto
coinvolgimento è stata dedicata una parte consistente dell’illustrazione
didattica. Da alcune esercitazioni svolte nelle classi in cui ho collaborato
come assistente di lingua italiana ho inoltre estrapolato l’analisi di
alcuni aspetti critici incontrati dagli apprendenti l’italiano.
La
particolarità delle classi bilingui di Francoforte è rappresentata dalla
loro costituzione, in cui una metà degli alunni ha una diretta origine
italiana (data da entrambi o uno dei genitori), mentre l’altra è costituita
da bambini tedeschi: questi ultimi costituiscono quindi una parte
indispensabile della sperimentazione, ed è proprio grazie a loro che il
modello dell’istruzione bilingue assume, oltre alla funzione di “progetto
per l’immigrazione”, anche quella di “progetto per l’integrazione”.
L’incontro ed il lavoro quotidiani con due lingue e due culture vengono così
sperimentati nella pratica scolastica, che per i bambini è il primo contesto
di confronto extrafamiliare, ed il terreno ottimale in cui possono imparare
a crescere nel rispetto reciproco delle diverse lingue e culture.
In
base alle premesse di partenza, alle caratteristiche dell’istruzione
bilingue fin qui evidenziate e affrontate dettagliatamente nel corso dei
capitoli, è possibile quindi individuare una serie di motivi per i quali un
modello d’istruzione così strutturato possa costituire una risposta
alternativa al disagio scolastico italiano nella scuola tedesca e alle
esigenze interculturali contemporanee, soprattutto in un contesto in cui la
presenza di realtà migratorie è particolarmente intensa: uno dei principali
motivi è che il bilinguismo è una condizione felice per il multilinguismo, e
chi conosce due lingue ne impara più facilmente una terza, e così via.
Bilinguismo significa inoltre biculturalismo, perché l’apprendente conosce e
sa agire ed interagire positivamente in due ambienti culturali distinti e
distanti. Sa muoversi in due culture diverse e non commette gaffes
culturali, che a volte sono molto meno tollerate degli errori linguistici.
Sul piano pratico inoltre, come ad esempio nel campo del lavoro, è ovvio che
padroneggiare due lingue e muoversi agevolmente in due culture raddoppia la
possibilità di mobilità europea dei giovani e l’occasione di inserirsi in
molteplici contesti di lavoro.
Quanto argomentato in questo lavoro
costituisce inoltre solo il bilancio attuale di questo modello d’istruzione,
che se supportato ed incentivato adeguatamente potrà evolversi, migliorare e
mettere in luce la sua potenzialità continuata nel tempo. E’ in ogni caso
importante sottolineare il significato delle misure finora intraprese e
realizzate, in quanto esse hanno costituito il primo segnale effettivo di un
impegno concreto rivolto a migliorare una condizione che è al contempo
linguistica e culturale, ma anche umana e sociale.
Il percorso svolto
fornisce infine un importante spunto di riflessione che ben si adatta al
contesto italiano contemporaneo, nel quale la presenza delle comunità
immigrate ha assunto ormai da anni un rilievo evidente e ha dato vita a
dinamiche socio –culturali vicine a quelle descritte per la realtà tedesca.
Anche la scuola e la società italiane si trovano infatti ad affrontare il
problema dell’adeguato inserimento delle giovani generazioni straniere e
dell’integrazione, proprio come è avvenuto decenni addietro in Germania:
varrebbe quindi la pena forse, considerare anche in questo contesto le
potenzialità del bilinguismo come forma di istruzione e di relazione, come
passo verso la realizzazione effettiva di una società che sostiene, promuove
e valorizza l’eterogeneità degli individui, delle lingue e delle culture.
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