“Un colloquio di Dio con se stesso, poco prima della creazione” è la
celeberrima frase con cui il grande Johann Wolfgang Goethe definisce Bach e il suo operato.
Già questo è sufficiente per stabilire la portata dello stupefacente genio
musicale tedesco.
Benché oggi Johann Sebastian Bach rappresenti uno dei più grandi musicisti
di ogni tempo, in vita gli vengono riservate poche glorie. I contemporanei
del XVII secolo lo apprezzano come organista, ma non come compositore, per lo
stile considerato arcaico e ancorato alla tradizione polifonica
rinascimentale. Il suo prodigio viene riscoperto grazie al musicologo
tedesco Johann Nikolaus Forkel che durante i primi anni dell’Ottocento è l’autore della
prima biografia di Bach.
Nel 1708 è Hoforganist e Kammermusik (organista di corte e cembalista) alla
corte di Weimar. Nel 1714 diviene anche
Konzertmeister. A Weimar matura e
compie la maggior parte delle sue composizioni per organo; le cantate di
questo periodo sono fondamentali poiché volte a riprodurre sia nella parte
vocale sia in quella strumentale la moda dell’opera. Un esempio per tutti è
la Jagdkantate (Cantata alla caccia).
Nel 1717 diventa Kappellmeister
(Maestro di Cappella) presso la corte del principe d’Anhalt a Cöthen. Nei
cinque anni che trascorre qui compone musica da camera e da concerto tra cui
i 6 Concerti Brandeburghesi dedicati all’Elettore di Brandeburgo, il
Clavicembalo ben temperato, le Sonate per violino e le
Suites per
violoncello. Nel 1720 ritorna a Karlsbad e muore la moglie Barbara. L’anno
successivo si risposa con Anna Magdalena Wilcken che gli dà ben tredici
figli. Nel 1723 si trasferisce a Lipsia con l’incarico di Kantor della
Thomasschule. Questa città resta la tappa definitiva nella carriera di
Johann Sebastian fino alla morte.
Da Lipsia si muove poco; degno di nota è
senz’altro il viaggio compiuto a
Potsdam nel
1747 alla corte di
Federico II
di Prussia dove lavora il figlio Carl Philipp Emanuel. Nella città della
Sassonia produce costantemente; compone musiche per clavicembalo, per soli e
orchestra, per organo, oratori e circa 200 cantate. Tale vastità ha imposto
un catalogo sistematico dei lavori di Bach; esso è stato curato da
Wolfgagng
Schmieder a cui si deve la sigla
BWV (
Bach Werke Verzeichnis) con la quale
oggi sono indicate le composizioni. La classificazione è così ripartita:
- BWV 1-524: Composizioni vocali;
- BWV 525-577: Composizioni per organo;
- BWV
772-994: Composizioni per clavicembalo;
- BWV 995-1013: Composizioni per
strumenti solisti;
- BWV 1014-1040: Composizioni di musica da camera per
duetti e trii;
- BWV 1041-1071: Suite per orchestra e concerti;
- BWV 1072-1080:
Composizioni contrappuntistiche;
- BWV 1081-1128: aggiunte.
I numeri iniziali
di questa catalogazione, come sopra descritto, rappresentano le cantate
sacre o da chiesa, la maggior parte delle quali create a Lipsia. Si pensa
che ne siano state realizzate oltre trecento, ma solo duecento ci sono pervenute
fino ad oggi; alcune di esse sono cantate tratte da cori luterani, altre
basate su liberi testi in poesia. Oltre alle sacre vi sono quelle profane.
Sempre in ambito vocale Bach produce
le grandi Passioni: quella secondo
S.
Giovanni del 1724 e quella secondo
S. Matteo del 1729. Seguono
gli oratori
di Natale del
1734 e
quello di Pasqua del
1736,
cinque messe di cui quattro
brevi luterane e quella cattolica in si minore in latino del
1733,
i
mottetti a cappella,
il Magnificat e le
quattro ouverturen per orchestra.
Oggi si ricorda anche l’immensa produzione organistica che palesa la sua
abilità nel
contrappunto. Impossibile non menzionare i numerosi
preludi e
fuga,
toccate e fuga,
fantasie. Unitamente non vanno dimenticati i
meravigliosi
corali come quelli di Lipsia tra il
1747 e il
1749, i
Corali
Schübler tra il
1746 e il
1750 e la raccolta didattica dell’
Orgelbüchlein.
Ma Bach affida la sua sperimentazione formale e stilistica al clavicembalo
più che all’organo. Nelle opere destinate a questo strumento il compositore
rivolge i suoi studi e intenti didattici; è sufficiente pensare ad esempio
al già menzionato Clavicembalo ben temperato o alle raccolte chiamate
Clavierübungen contenenti Suites inglesi, il Concerto italiano, le
Variazioni Goldberg e le Partite. Si conoscono poi i famosi Brandeburgidche
Konzerte e i concerti solistici; meno notizie possediamo su altra musica
strumentale bachiana come i Concerti per clavicembalo, quelli per violino e
alcune Suites.
Non meno importanti sono le due opere teoriche
Die Kunst der Fuge
(L’Arte
della Fuga) che ci parla della funzione del contrappunto e
Das musikalische
Opfer (L’offerta musicale).
Johann Sebastian Bach muore nel
1750 a
Lipsia. E’ stato spesso considerato
come l’emblema del conformismo, ma in realtà è un uomo e un artista
straordinariamente aperto. Pur non uscendo dalla Germania si è sempre tenuto
aggiornato. Assimila, filtra vari linguaggi e ne crea uno proprio con una
fusione di modernità e tradizione. Trasforma quest’ultima in qualcosa di
nuovo. Eredita tutte le tecniche del contrappunto dai fiamminghi inserendole
in un nuovo contesto tonale. Bach sfrutta questo sistema non solo
vocalmente, ma anche sugli strumenti in modo da costruire nuove potenzialità
espressive.
Testo:
Daniele Brina