1923 - quando un chilo di pane
costava 400 miliardi di marchi
Vignetta americana del 1919:
Il trattato di Versailles conteneva 14 paragrafi, in questa vignetta il generale francese
Foch (a destra) aggiunge con la spada "il quindicesimo paragrafo",
nel caso in cui la Germania non volesse pagare le riparazioni di guerra.
autore:
William Allen Rogers
La situazione economica della Germania nel 1918:
La situazione economica della Germania negli anni del dopoguerra era
disastrosa. Il paese, dissanguato dalla guerra, faceva fatica a riprendersi,
anche per il clima di totale insicurezza politica e per le pesanti
condizioni che il trattato di pace (il "trattato di Versailles") aveva
imposto alla Germania. Questo trattato fu in realtà un diktat dei vincitori
della guerra, dominato per lo più da uno spirito di vendetta. Oltre al
trasferimento in Inghilterra e Francia di un gran numero di interi impianti
industriali e di 150.000 vagoni ferroviari, la Germania perse, a causa della
riduzione del suo territorio, il 28% dei giacimenti di carbone e il 78% dei
giacimenti di ferro. In più, avrebbe dovuto pagare ai paesi vincitori della
guerra, per 42 anni (in teoria fino al 1961), delle ingenti riparazioni di guerra.
Era evidente che, anche con tutta la buona volontà, la Germania non sarebbe stata capace di affrontare questo gigantesco sforzo.
Infatti, dopo appena un anno
fu costretta a dichiarare l'incapacità di continuare a pagare il che portò a nuove
trattative e ad una successiva revisione del trattato.
L'inflazione del 1923:
Già durante la guerra si sentivano gli effetti di una inflazione abbastanza consistente e preoccupante. Per
poter pagare gli enormi costi della guerra, il governo tedesco aveva
fatto ciò che fanno tutti i governi, quando non sanno più come affrontare una montagna di spese incontrollabili:
stampava grandi quantità di banconote. Si sperava di far pagare gli enormi
debiti accumulati ai paesi vinti, una volta che la guerra fosse vinta - come
la Germania aveva già fatto dopo la guerra contro la Francia nel 1870-71. Ma
la guerra fu rovinosamente persa e le conseguenze economiche furono facilmente prevedibili.
Ma anche dopo la guerra il governo tedesco, non sapendo cosa fare contro i
debiti, continuò a stampare sempre nuove banconote e così, l'inflazione
cominciò rapidamente ad aggravarsi, soprattutto a partire dal 1922. Il denaro perse di valore a vista d'occhio. Prima si pagavano pane, latte e patate con alcune migliaia di marchi, poi si passò ai milioni, per arrivare
infine a miliardi e addirittura a migliaia di miliardi di marchi.
Alla fine di luglio del 1923 il quotidiano "Neue Berliner Zeitung"
riporta la notizia che, alla borsa di New York,
1 dollaro costava ormai 1 milione di marchi.
fonte:
Bundesarchiv
L'inflazione in cifre (1923):
Un dollaro costava (in marchi):
1 kg di pane costava (in marchi):
gennaio
35.000
250
luglio
350.000
3.465
agosto
4,6 milioni
169.000
settembre
98 milioni
1,5 milioni
ottobre
25 miliardi
1,7 miliardi
novembre
2.190 miliardi
210 miliardi
dicembre
4.210 miliardi
399 miliardi
Un dollaro costava (in marchi):
1 kg di pane costava (in marchi):
gennaio
35.000
250
luglio
350.000
3.465
agosto
4,6 milioni
169.000
settembre
98 milioni
1,5 milioni
ottobre
25 miliardi
1,7 miliardi
novembre
2.190 miliardi
210 miliardi
dicembre
4.210 miliardi
399 miliardi
Alcuni altri prezzi (2 dicembre 1923):
1 corsa in tram
50 miliardi
1 kg di patate
90 miliardi
1 uovo
320 miliardi
1 litro di latte
360 miliardi
0,5 kg di burro
2.800 miliardi
1 corsa in tram
50 miliardi
1 kg di patate
90 miliardi
1 uovo
320 miliardi
1 litro di latte
360 miliardi
0,5 kg di burro
2.800 miliardi
Alcuni francobolli:
Tre francobolli degli anni 1922-1923 (75 mila, 400 mila, 5 miliardi). Per seguire l'inflazione
galoppante si stampava semplicemente il nuovo valore sopra quello vecchio.
Le conseguenze dell'inflazione:
Gli operai venivano pagati ogni giorno. Dall'ufficio paga correvano subito verso il mercato per spendere tutto
il guadagnato, perché un giorno dopo i prezzi potevano già essere raddoppiati e
nella settimana successiva le stesse banconote
potevano non valere più nulla. 200 fabbriche di carta stampavano, giorno e notte,
sempre nuove banconote, francobolli e altri valori con sopra delle cifre sempre più astronomiche.
Banconote appena stampate depositate in uno sportello
della "Reichsbank" (la banca centrale tedesca dell'epoca).
foto:
Bundesarchiv
Le banconote "fresche" vengono portate in una fabrica per pagare gli operai.
foto:
Bundesarchiv
Per i più poveri, per quelli che, prima dell'inflazione, non avevano niente
non cambiò molto. Chi ha niente non può perdere niente. Anche gli strati
più alti della società, quelli che possedevano terre, case, fabbriche, oro o
altri valori immobiliari non subirono grandi perdite, o almeno si ripresero
velocemente. Ma per lo strato medio della società, per quelli che avevano
dei risparmi in banca o piccoli investimenti in titoli di stato o azioni,
per loro fu la rovina totale: l'inflazione cancellò in pochi mesi tutte le
richezze della
classe media e milioni di tedeschi furono gettati nella
miseria. Il 1923 fu veramente traumatico per i tedeschi e la paura di doverlo
rivivere si sente, in modo più o meno articolato, ancora oggi.
Gli "anni d'oro" della Repubblica di Weimar:
Negli anni successivi i vincitori della guerra, soprattutto gli americani, cominciarono a capire che non si potevano fare buoni affari con un paese che, per le pesanti riparazioni di guerra,
aveva sempre l'acqua alla gola, e cominciarono ad aiutare la Germania
riducendo il peso del pagamento delle riparazioni.
Ma l'illusione di benessere, il "periodo d'oro" della fragile repubblica di
Weimar (tra il 1924 e il 1928), durò poco. Nel 1928 arrivò, con la crisi economica e
finanziaria mondiale, il colpo quasi mortale all'economia tedesca che preparò il campo per la
presa di potere di Hitler nel 1933.