Dopo la distruzione e capitolazione, la Germania fu divisa in quattro zone di occupazione: una francese, una britannica, una statunitense ed una sovietica; solo nel 1949 la riunificazione delle tre zone occidentali diede origine alla Repubblica Federale, mentre la zona sovietica diventava la Repubblica Democratica. Il blocco di Berlino non fu l’unica crisi del periodo della guerra fredda che ebbe luogo nel Paese, ma la città fu di nuovo un focolaio di tensione e nel 1961, il governo della RDT ordinò la costruzione del muro per evitare la fuga costante di cittadini verso il settore occidentale della capitale. Il muro di Berlino divenne uno dei simboli più rappresentativi di quel periodo e sarà la causa di sostanziali mutamenti degli equilibri mondiali dopo la sua caduta.
I grandi movimenti di popolazione incominciarono alla fine della Seconda Guerra Mondiale; la prima di queste grandi ondate interessò la popolazione tedesca che abitava i territori ceduti alla Polonia, all’URSS e alla Cecoslovacchia e che, una volta espulsa da questi Paesi, si riversò nella Repubblica Federale Tedesca.
La seconda grande ondata avvenne dalla fine degli anni ’40 al 1961, quando fu costruito il muro di Berlino; era composta da abitanti della Repubblica Democratica Tedesca, soprattutto giovani.
Vi fu un terzo flusso migratorio derivante dall’espansione del settore industriale, che attirò numerosi lavoratori di paesi mediterranei come l’Italia, la Spagna, la Grecia e la Turchia. I gastarbeiter che arrivarono in Germania in cerca di lavoro, si distribuirono uniformemente su tutto il territorio; invece gli immigrati arrivati dalla RDT e dalle regioni cedute dopo la guerra, si erano concentrati nelle regioni prossime alle frontiere orientali del paese.
Per quanto riguarda l’Italia, nel 1955 fu firmato un accordo bilaterale tra i governi italiano e tedesco per il reclutamento di manodopera italiana da inviarsi oltralpe. Quell’accordo, l’Anwerbevertrag, viene tuttora considerato l’atto ufficiale di nascita del fenomeno migratorio verso la Germania.
A partire dagli anni ‘50 molti italiani, provenienti soprattutto dal Sud, erano emigrati nella Germania del boom economico che aveva urgente bisogno della manodopera degli stranieri nelle nuove grandi industrie della Renania settentrionale, Vestfalia, del Baden-Württemberg e della Baviera.
Seicentomila italiani tuttora vivono in Germania, di questi novantamila in Baviera e quasi un terzo di questi ultimi a Monaco. Lavorano nell’edilizia, nell’industria, nella gastronomia e nel commercio. Molti hanno un lavoro autonomo, gestiscono locali, attività commerciali ed artigianali ed hanno raggiunto un certo benessere economico.
Tra il 1955 ed il 1968 vennero firmati altri accordi sul reclutamento di lavoratori stranieri, anche con la Spagna, la Grecia, la Turchia, il Marocco, la Tunisia e la Jugoslavia; il numero dei lavoratori stranieri passò da 80.000 delle metà del 1955 ai 2,6 milioni dell’autunno 1973.
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