Romy Schneider (1938-1982) nel film "Il commissario Pelissier" (1971)
foto: Airair
Romy Schneider e la trilogia di "Sissi":
Capita spesso che un attore o un’attrice rimangano imprigionati in un ruolo
da loro interpretato e che vengano
ricordati ai posteri per quel personaggio, in quei costumi, in quel film.
Qualsiasi cosa essi facciano per andare avanti o semplicemente “cambiarsi
d’abito” risulta spesso inutile perché quel ruolo si è cristallizzato sul loro
volto e sulla loro carriera. Ciò avvenne nella vita e nella
carriera di Romy Schneider (nome d'arte di Rosemarie
Albach-Retty), l’attrice austriaca diventata famosa per
aver recitato dal 1955 al 1957 - e in questo modo celebrato - la giovinezza
di Elisabetta Wittelsbach, meglio conosciuta come l’imperatrice Sissi, in
tre film della saga del regista Ernst Marischka. Anni dopo Romy Schneider si
lamentò in un intervista: “Il ruolo di Sissi mi è rimasto appiccicato
addosso come la colla per tutta la vita”.
Figlia di due acclamati attori del Terzo Reich, Romy Schneider debutta nel
1954 nel film biografico sulla Regina Vittoria d’Inghilterra realizzato
dallo stesso Ernst Marischka che, pochissimo tempo dopo, penserà a lei per
il ruolo della principessa Sissi soprattutto per la sua somiglianza fisica
con la giovane nobildonna. Al di là della rievocazione storica - in gran parte
falsa, i tre film
su Sissi riscuotono ancora oggi un consenso di pubblico riconducibile al
mito. Ad ogni modo la trilogia appartiene alla leggenda
sia per il fascino delle scene, la solennità dei costumi, ma al disopra di
tutto per l’intensa presenza scenica della giovane Romy che irrompe sullo
schermo come una raffica di freschezza e di carisma.
Comunque, quando ricevette da Lucchino Visconti, nel 1972, l'offerta di
rappresentare di nuovo Elisabetta d'Austria nel suo film "Ludwig" accettò
subito, perché questo film le diede finalmente la possibilità di far vedere
la vera Elisabetta. Vide il film di Visconti come una liberazione da una
falsa immagine di Sissi - e di se stessa.
Dopo la trilogia:
Dopo la trilogia di Sissi, Romy Schneider decide di andare all’estero per
dilatare la sua attività di attrice in contesti diversi dalla madrepatria.
Durante le riprese del film "L’amante pura" si innamora di Alain Delon e
inizia una lunga relazione con lui. Da quel momento la sua carriera si
accende divenendo sfolgorante. Romy recita in film di qualità sia italiani
sia francesi e diviene un’icona di eleganza e di cinema raffinato.
Ricordiamo fra gli altri "Il processo di Orson Welles" (1962), "Boccaccio
’70" (1962) e "Ludwig" (1972) di Luchino Visconti - in quest’ultimo film
interpreta una versione di Elisabetta d’Austria lontana dall’esordio – e
"Fantasma d’amore" (1981) di Dino Risi, passando per altri film in Italia e
in Francia forse non troppo conosciuti, ma di gran classe.
La sua vita privata:
La carriera di Romy Schneider è brillante, ma la sua vita privata rimane -
come nel caso delle grandi dive – tragica e sfortunata. La sua relazione con
Alain Delon termina nel 1964 e in seguito Romy si sposa per due volte, ma
anche quei legami – spezzati - finiscono per portare depressione e alcolismo
nella sua vita. Dal secondo marito Romy ha una figlia, Sarah Biasini, oggi
radiosa e giovane attrice molto somigliante alla madre, ma perde il figlio
quattordicenne David – avuto dal regista Harry Meyen - nel 1981 a causa di
un terribile incidente (il ragazzo viene trapassato da una sbarra di un
cancello in seguito a un caduta accidentale) e questa sciagura segnerà per
sempre la sua già fragile vita.
La vita privata di Romy Scheider vide inoltre un episodio di coraggio e
solidarietà femminile. Infatti, partecipò nel giugno del 1971 alla campagna
di auto-denuncia nella battaglia femminista a favore della legalizzazione
dell'aborto che si stava mobilitando in tutta Europa. Negli anni Settanta
l'aborto era illegale in Germania come in Italia e, attraverso una
coraggiosa auto-denuncia sulla rivista tedesca Stern, anche Romy Schneider
ammise di aver abortito rischiando così la prigione. Perché un'attrice è
soprattutto una donna che, quando presta la sua immagine pubblica per
un'idea che sente vicina se non ne è addirittura coinvolta in prima persona,
rappresenta il superamento della paura dello scandalo e
dell'auto-distruzione in favore dell'auto-determinazione.
Romy Schneider muore nella casa del compagno - il produttore Laurent Petin –
il 29 maggio del 1982 per un infarto provocato probabilmente da un’overdose
di tranquillanti. La sua tomba è nel cimitero di Boissy-sans-Avoir
nell’entroterra parigino.
testo: Sabrina Bottaro
Un francobollo tedesco del 2000
I film più importanti di Romy Schneider:
1954 -
La giovane
regina Vittoria (Mädchenjahre einer Königin), regia di
Ernst Marischka
1955 -
La principessa Sissi (Sissi), regia di
Ernst
Marischka
1956 -
Sissi, la giovane imperatrice (Sissi - Die junge
Kaiserin), regia di Ernst Marischka
1957 -
Sissi - il destino di un'imperatrice (Sissi -
Schicksalsjahre einer Kaiserin), regia di Ernst Marischka
1959 -
Sissi, la favorita dello zar (Die schöne
Lügnerin), regia di Alex Von Ambesser
1962 -
Boccaccio '70 - episodio "Il lavoro",
regia di Luchino
Visconti
1962 -
Il processo (Le Procès), regia di
Orson Welles