Abstract della
tesi:
In questo lavoro vengono ripercorse le tappe fondamentali
della storia culturale, sociale e linguistica della comunità italiana in
Germania. Il filo conduttore dell’intero discorso è il tema della
scolarizzazione dei giovani, del loro inserimento nel contesto
scolastico tedesco e della constatazione della loro generalizzata
tendenza all’insuccesso, rimasta pressoché costante a partire dagli anni
delle prime ondate migratorie fino ai nostri giorni.
Vengono affrontate, descritte ed analizzate le cause che ad oggi possono
venir considerate come determinanti la riuscita o il fallimento
scolastico dei soggetti che crescono nella doppiezza culturale e
linguistica, individuando così due tipologie principali di fattori che
influenzano e declinano il tipo di rapporto tra alunno e scuola. |
Qui potete vedere anche:
L'indice della tesi
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La prima tipologia è quella delle cause socio
–economiche, la seconda quella delle cause istituzionali: è possibile
certamente annoverare tra i costituenti del primo gruppo il livello
culturale del contesto familiare di provenienza del giovane (solitamente
basso nel caso italiano, ma anche presso altre comunità immigrate), i
deficit, soprattutto linguistici, degli alunni e delle loro famiglie, e
il modo poco produttivo in cui molti immigrati hanno affrontato, o
affrontano ancora, la loro esperienza in Germania, percependola come
provvisoria e trascurando gli aspetti determinanti e contribuenti
all’integrazione, quali l’istruzione dei propri figli e un buon
apprendimento della lingua tedesca.
Tra le cause istituzionali vanno invece inseriti quegli aspetti più
specificamente legati alla gestione strutturale dei percorsi formativi,
alle pratiche didattiche sperimentate con l’obiettivo dell’integrazione
scolastica e di conseguenza sociale: le misure preventive con cui le
istituzioni tedesche hanno cercato di far fronte all’emergenza del
numero sempre maggiore di allievi stranieri nelle scuole, l’importanza
praticamente esclusiva affidata al deficit linguistico di molti di
questi (che si è cercato di colmare con i corsi di recupero, noti come
Vorbereitungsklassen o classi preparatorie),
l’eterogeneità dei provvedimenti data dal federalismo tedesco ed
infine la scissione didattica pomeridiana dei così detti “corsi di
lingua e cultura italiana” hanno contribuito a creare una situazione in
cui, attraverso la scuola, le difficoltà di questi ragazzi non venivano
superate ma acuite, in cui il potenziale bilingue e biculturale non
veniva adeguatamente promosso ma screditato. Il disagio scolastico
analizzato è quindi il risultato di un complesso sistema di fattori che
interagiscono tra loro, ed è stato rappresentato nel corso del tempo da
caratteri specifici e costanti: concentrazione elevata di alunni
italiani nei gradini più bassi dell’istruzione (la scuola elementare, la
Hauptschule e le scuole differenziali), scarsa presenza nei
licei, tasso elevato di percorsi d’istruzione interrotti senza il
conseguimento di un titolo finale. È una tendenza questa, riscontrabile
anche presso le altre minoranze linguistico –culturali presenti in
Germania, ma che negli italiani raggiunge livelli particolarmente
elevati condivisi solo con i giovani di origine turca.
A questa situazione i consolati e gli uffici scuola italiani sul
territorio tedesco cercano di reagire produttivamente da circa quindici
anni con i progetti di istruzione bilingue, che rivalutano, superano e
cercano di dare una nuova forma alla bipolarità dei ragazzi provenienti
da una storia migratoria più o meno recente. È chiaro quindi che si
tratta di tentativi che nascono dalla stretta collaborazione con gli
apparati scolastici autoctoni, e non del tentativo di rivendicazione
nazionale, di difesa provinciale della propria lingua e cultura. Al
contrario la didattica bilingue si propone di superare proprio il
concetto del monolinguismo e dell’univocità culturale, trovando i propri
presupposti teorici nelle tesi che accreditano il valore e l’importanza
della crescita e dello sviluppo bilingue. Propone dunque un modulo
alternativo a quello della scelta e della scissione, un modello di
integrazione ed equilibrio linguistico e culturale. La scelta di rendere
tanto il tedesco quanto l’italiano lingue di insegnamento e ambiti
disciplinari paritetici vuole essere una misura atta a recuperare la
diffusa condizione di “semilinguismo” riscontrata in molti apprendenti
di origine straniera, in virtù della quale né l’uno né l’altro codice
linguistico vengono adeguatamente appresi (molto frequente è infatti il
caso in cui alle difficoltà in tedesco si aggiunge l’uso predominante,
se non esclusivo, del dialetto nel contesto familiare, aspetto che
pregiudica il conseguimento di una buona competenza anche in italiano).
In seguito ad una descrizione introduttiva dei presupposti metodologici
della sperimentazione, l’attenzione viene principalmente rivolta alla
realtà di Francoforte sul Meno, dove dal 1997 è stato avviato un primo
ciclo bilingue in una scuola elementare, e dal 2000 è stata creata una
sezione con lo stesso indirizzo presso uno dei licei della città.
Dall’anno scolastico 2002/2003 è partito infine un secondo ciclo
bilingue in un’altra scuola elementare, la Holzhausenschule, cui
per motivi legati al mio diretto coinvolgimento è stata dedicata una
parte consistente dell’illustrazione didattica. Da alcune esercitazioni
svolte nelle classi in cui ho collaborato come assistente di lingua
italiana ho inoltre estrapolato l’analisi di alcuni aspetti critici
incontrati dagli apprendenti l’italiano.
La particolarità delle classi bilingui di Francoforte è rappresentata
dalla loro costituzione, in cui una metà degli alunni ha una diretta
origine italiana (data da entrambi o uno dei genitori), mentre l’altra è
costituita da bambini tedeschi: questi ultimi costituiscono quindi una
parte indispensabile della sperimentazione, ed è proprio grazie a loro
che il modello dell’istruzione bilingue assume, oltre alla funzione di
“progetto per l’immigrazione”, anche quella di “progetto per
l’integrazione”. L’incontro ed il lavoro quotidiani con due lingue e due
culture vengono così sperimentati nella pratica scolastica, che per i
bambini è il primo contesto di confronto extrafamiliare, ed il terreno
ottimale in cui possono imparare a crescere nel rispetto reciproco delle
diverse lingue e culture.
In base alle premesse di partenza, alle caratteristiche dell’istruzione
bilingue fin qui evidenziate e affrontate dettagliatamente nel corso dei
capitoli, è possibile quindi individuare una serie di motivi per i quali
un modello d’istruzione così strutturato possa costituire una risposta
alternativa al disagio scolastico italiano nella scuola tedesca e alle
esigenze interculturali contemporanee, soprattutto in un contesto in cui
la presenza di realtà migratorie è particolarmente intensa: uno dei
principali motivi è che il bilinguismo è una condizione felice per il
multilinguismo, e chi conosce due lingue ne impara più facilmente una
terza, e così via. Bilinguismo significa inoltre biculturalismo, perché
l’apprendente conosce e sa agire ed interagire positivamente in due
ambienti culturali distinti e distanti. Sa muoversi in due culture
diverse e non commette gaffes culturali, che a volte sono molto
meno tollerate degli errori linguistici. Sul piano pratico inoltre, come
ad esempio nel campo del lavoro, è ovvio che padroneggiare due lingue e
muoversi agevolmente in due culture raddoppia la possibilità di mobilità
europea dei giovani e l’occasione di inserirsi in molteplici contesti di
lavoro.
Quanto argomentato in questo lavoro costituisce inoltre solo il bilancio
attuale di questo modello d’istruzione, che se supportato ed incentivato
adeguatamente potrà evolversi, migliorare e mettere in luce la sua
potenzialità continuata nel tempo. E’ in ogni caso importante
sottolineare il significato delle misure finora intraprese e realizzate,
in quanto esse hanno costituito il primo segnale effettivo di un impegno
concreto rivolto a migliorare una condizione che è al contempo
linguistica e culturale, ma anche umana e sociale.
Il percorso svolto fornisce infine un importante spunto di riflessione
che ben si adatta al contesto italiano contemporaneo, nel quale la
presenza delle comunità immigrate ha assunto ormai da anni un rilievo
evidente e ha dato vita a dinamiche socio –culturali vicine a quelle
descritte per la realtà tedesca. Anche la scuola e la società italiane
si trovano infatti ad affrontare il problema dell’adeguato inserimento
delle giovani generazioni straniere e dell’integrazione, proprio come è
avvenuto decenni addietro in Germania: varrebbe quindi la pena forse,
considerare anche in questo contesto le potenzialità del bilinguismo
come forma di istruzione e di relazione, come passo verso la
realizzazione effettiva di una società che sostiene, promuove e
valorizza l’eterogeneità degli individui, delle lingue e delle culture. |