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La rivoluzione tedesca del 1918-1919
attraverso la stampa italiana

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9 novembre 1918
9 novembre 1918: parlando da una finestra del Reichstag a Berlino
Philipp Scheidemann (SPD) proclama la prima repubblica tedesca.
foto: Erich Greifer
Tesi di laurea triennale di Enrico Vailati.
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Informazioni generali:

Abstract della tesi:

La rivoluzione tedesca del 1918/19

La rivoluzione tedesca rappresenta una delle pagine più significative e controverse della storia dell’inizio del ventesimo secolo. Nello Stato del più grande partito socialista europeo, patria del grande teorico socialista Karl Marx, si è ad un passo da una rivoluzione che per la prima volta potrebbe avvenire in un paese industrializzato.

La guerra, la povertà e la rivoluzione russa spingono verso importanti cambiamenti sociali ed istituzionali che rappresentano le premesse per la rivoluzione. Il Partito Socialista Tedesco, riesce a raggiungere il potere a seguito degli esiti disastrosi della guerra, del clima di esasperazione sociale e della crisi istituzionale che porta all’abdicazione dell’Imperatore.

Una volta al governo il partito si divide in due schieramenti: quello maggioritario appare favorevole ad una svolta verso istituzioni di tipo liberale e democratico, quello minoritario è invece propenso ad un cambiamento sociale ed istituzionale che trasformi radicalmente la forma dello Stato sulla linea del modello russo. Di fronte alla concreta possibilità di una rivoluzione, ad un possibile scoppio della guerra civile o, ancora peggio, di un’invasione delle potenze dell’Intesa al fine di impedire l’espandersi della rivoluzione bolscevica dalla Russia all’Europa centrale, la parte maggioritaria del partito socialista sceglie una linea contraria alla rivoluzione.

Si forma quindi, in chiave antirivoluzionaria, un’alleanza tra i socialisti maggioritari, le truppe di soldati in smobilitazione ed il supporto di varie ed eterogenee forze conservatrici presenti nel paese. Tra i rivoluzionari che tenteranno di prendere il potere in Germania vi sono soprattutto alcuni gruppi staccatisi dal Partito Socialista Tedesco, rappresentati in particolare dal Partito Spartachista e dai socialisti Indipendenti.

Molteplici saranno i tentativi rivoluzionari che si svilupperanno nel paese tedesco, in particolare a Berlino, e che avranno come conseguenza numerosi morti e feriti nel corso di violente repressioni e l’assassinio dei più importanti leader rivoluzionari.

Una volta piegate le forze rivoluzionarie, i partiti tedeschi convocano un’Assemblea Costituente che dovrebbe scegliere il futuro istituzionale della nuova Germania. Le forze moderate ottengono la maggioranza dei consensi alle elezioni per l’Assemblea ed elaborano un progetto di Costituente che darà origine, nell’estate del 1919, alla formazione della Repubblica di Weimar.

Mentre il nuovo Stato tedesco è in divenire, un altro importante tema scuote la nazione: la firma del trattato di pace con le potenze vittoriose nella guerra. Sebbene il trattato rappresenti un duro colpo per le ambizioni tedesche, privando la Germania d’imponenti risorse e di una parte considerevole dei suoi territori, il Governo tedesco, nonostante ripetuti appelli e proteste, è costretto a firmare una pace che viene dallo stesso definita punitiva.

Questo scatenerà nel paese profondi malumori e reazioni da parte delle forze nazionaliste e contribuirà al loro sviluppo.

La rivoluzione tedesca del 1918/19 nell'informazione italiana

Le vicende tedesche trovano uno spazio significativo nell’informazione italiana; quasi tutti i quotidiani danno ampio risalto agli eventi rivoluzionari tedeschi ed in particolare alla firma del trattato di pace con le potenze dell’Intesa. Spesso i giornali dedicano intere prime pagine al paese tedesco e numerosi sono gli approfondimenti dei corrispondenti su argomenti specifici come, ad esempio, la condizione economico-sociale della Germania.

Tra gli argomenti più seguiti dalla stampa italiana vi sono in particolare gli avvenimenti rivoluzionari nella vicina Monaco di Baviera e l’episodio del duplice assassinio, a Berlino, dei leader spartachisti Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. Salvo pochissime eccezioni gli articoli dei giornali italiani risultano quasi sempre privi delle firme dei giornalisti; spesso provengono infatti da agenzie di stampa come, ad esempio, l’italiana Stefani.

Tra i giornali italiani si sono scelti due dei quotidiani più importanti e letti del paese, il “Corriere della Sera” ed “Il Secolo”, e due giornali più “orientati”, “Il Popolo d’Italia” e l’ “Avanti!”; quest’ultimo è risultato particolarmente interessante per evidenziare le posizioni dei socialisti italiani nei confronti della rivoluzione tedesca.

Tra i quotidiani italiani, il “Corriere della Sera” è quello che riporta il maggior numero di notizie, dedicando ampio spazio alle vicende tedesche anche attraverso numerosi approfondimenti; ne sono un esempio i contributi di alcuni giornalisti come Luigi Barzini e Filippo Sacchi.

Sempre in questo quotidiano, riguardo agli eventi rivoluzionari vengono riportati diversi commenti apparsi sui giornali conservatori tedeschi. La linea del giornale risulta infatti contraria ad ogni ipotesi rivoluzionaria in Germania e di appoggio in particolare alla politica dei partiti borghesi tedeschi e in ultima analisi dei socialisti maggioritari.

Rispetto al quotidiano milanese “Il Secolo” dedica molto meno spazio alle vicende rivoluzionarie tedesche; pur essendo molto simile al “Corriere” per quanto riguarda la linea politica, vi si scorge però un appoggio più esplicito alle posizioni dei socialisti maggioritari.

A differenza del “Corriere della Sera”, “Il Secolo” appare inoltre particolarmente intransigente circa i temi del conflitto bellico e delle condizioni di pace da imporre alla Germania. Anche rispetto al duplice omicidio della “settimana di sangue” berlinese e alla repressione del Governo tedesco contro le forze rivoluzionarie, si differenzia dal “Corriere” per una chiara presa di posizione contro quelli che definisce “eccessi repressivi”.

Tra gli articoli più ricchi di approfondimenti ne troviamo diversi a firma di Davide Giudici. “Il Popolo d’Italia” è il quotidiano che meno di tutti dedica attenzione ai fatti tedeschi; le notizie pubblicate risultano essere spesso scarne e permeate da un’ironia che non nasconde la propria contrarietà nei confronti di qualsiasi riforma istituzionale di tipo rivoluzionario o progressista.

“Il Popolo” si mostra ancora più severo nei confronti del paese tedesco sul tema della pace da imporre agli sconfitti della Grande Guerra e sottolinea spesso la questione della “giusta punizione” e del pericolo di una rinascita del pangermanismo. Nonostante la maggioranza degli articoli non siano firmati, diversi sono i casi di utilizzo di pseudonimi o sigle; tra le poche attribuzioni specifiche appaiono interessanti alcuni articoli sulle vicende tedesche a firma di Benito Mussolini.

L’”Avanti!” dedica molta attenzione alla rivoluzione tedesca, ma sembra spesso combattuto sull’appoggio da dare alle diverse correnti del socialismo germanico. Il quotidiano dà a volte l’impressione di volere “salvare” tutte le anime del socialismo tedesco, anche se, almeno in una prima fase, la sua simpatia sembra essere in favore dei socialisti indipendenti. È probabile che un simile atteggiamento rifletta la divisione presente anche all’interno del partito fra le diverse anime del socialismo italiano e l’esigenza di mantenerle unite di fronte a simili avvenimenti.

Nei mesi successivi, la linea del giornale sembra cambiare a favore di un appoggio forte alle ipotesi rivoluzionarie contro la nascente Repubblica di Weimar sostenuta anche dai socialisti maggioritari.

La condanna del Governo dei maggioritari, ed in particolare contro il ministro Noske, appare molto esplicita, soprattutto a seguito della “settimana di sangue” che il quotidiano definisce una “vergognosa repressione”.

La maggioranza delle pubblicazioni dell’”Avanti!” non riporta le firme dei giornalisti; sono altresì frequenti le citazioni di alcuni leader rivoluzionari tratte da alcuni quotidiani tedeschi. Nel quotidiano socialista sono presenti numerosi articoli, soprattutto durante i mesi del conflitto bellico, che appaiono cancellati dalla censura; ad esempio il 12 ottobre 1918 l’intera prima pagina e molti articoli interni risultano completamente oscurati.

Il periodo preso in considerazione per l’analisi dei diversi quotidiani è quello compreso tra la prima significativa rivolta avvenuta a Kiel nell’ottobre del 1918 da parte di gruppi di marinai, a guerra ancora in corso, fino alla proclamazione della Repubblica di Weimar e alla nascita del nuovo Stato tedesco nell’agosto del 1919.

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