Viaggio in Germania - Il cinema tedesco
Viaggio in Germania - Il cinema tedesco

Leni Riefenstahl

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Leni Riefenstahl (1902 - 2003)
Leni Riefenstahl (1902 - 2003)
foto:
tvtropes.org/pmwiki/pmwiki.php

L'inizio della sua carriera artistica:

Leni Riefenstahl nacque a Berlino il 22 agosto 1902. Iniziò la carriera di ballerina, ma fu costretta ad abbandonarla per una lesione al menisco. Diventò allora attrice: il suo primo film fu "La montagna dell'amore" 1926; dopodiché passò alla regia e nel 1932 girò il suo primo film "Das blaue Licht" (Titolo italiano: "La bella maledetta"), un film che risente degli influssi dell'espressionismo tedesco.

La Germania nel 1933:

Nel 1933, quando Hitler, dopo elezioni democratiche, diventò cancelliere, solo pochi avevano la lucidità di prevedere che cosa sarebbe successo negli anni successivi. Erano anni in cui, in Germania, regnavano caos e insicurezza. Anche i più pessimisti non arrivavano a prevedere che solo 6 anni dopo Hitler avrebbe scatenato la seconda guerra mondiale con 50 milioni di morti, una cifra spaventosa e inimmaginabile. Persino molti dei suoi avversari credevano che Hitler non sarebbe rimasto al potere a lungo o pensavano che non avrebbe mai potuto realizzare ciò che aveva scritto molto chiaramente nel suo libro "Mein Kampf" (La mia battaglia).

Pochi capivano che sulla Germania stava calando il sipario di una dittatura feroce che si sarebbe rialzato solo 12 anni dopo, dopo la pressoché totale distruzione della Germania durante la seconda guerra mondiale e dopo gli orrendi crimini dell'Olocausto di cui si macchiavano i nazisti. Di questi pochi solo una piccola parte aveva la possibilità di emigrare, di lasciare casa, lavoro e magari anche amici e parenti, per un futuro assolutamente incerto in un paese straniero di cui forse non sapeva neanche la lingua.

Molti di quelli che rimasero in Germania non si occupavano di politica, forse erano preoccupati per il clima rovente e inquietante che dominava la vita pubblica, ma in fondo erano interessati solo a conquistare o mantenere un piccolo angolo di sicurezza e benessere, così raro nella Germania di allora.

Hitler, Brüning o un altro politico, che differenza faceva? Per molti era più importante avere lavoro e pane - non affatto facile in un paese con sei milioni di disoccupati.

Leni Riefenstahl incontra Hitler:

Leni Riefenstahl e Adolf Hitler
Leni Riefenstahl e Adolf Hitler, nel 1933
foto:
www.rp.pl/artykul/219982-Leni-Riefenstahl
Leni Riefenstahl era una giovane, bella e ambiziosa attrice e regista che, nel 1933, aveva già ottenuto alcuni successi e che puntava più in alto. Di non capiva molto. Hitler la affascinava, non tanto per le sue idee politiche, ma per la forza di volontà che sembrava emanare e anche per il carattere teatrale e monumentale delle sue manifestazioni che spesso sembravano, soprattutto dopo la presa del potere, dei giganteschi spettacoli surreali.

A Hitler piacevano i film della Riefenstahl, pieni di misticismo, eroismo e culto di bellezza. Il cinema era ancora un arte relativamente giovane e la Riefenstahl era brava, riusciva a creare delle immagini mai viste prima. Hitler capiva che il cinema, le immagini potevano essere molto importanti per la sua propaganda, capiva che la suggestione che Riefenstahl sapeva evocare poteva essere utile per entusiasmare non solo i tedeschi, ma anche chi frequentava i cinema in Francia, Inghilterra e in altri paesi.

Hitler rappresentava la grande chance per la Riefenstahl e quando, nel 1933, le offrì di girare dei documentari sui grandi raduni del partito nazista a Norimberga Leni Riefenstahl non esitò: il risultato una trilogia fortemente propagandistico: il primo, sul raduno del 1933 fu "Der Sieg des Glaubens" (La vittoria della fede), nel 1934 seguì "Triumph des Willens" (Trionfo della volontà - vedi la locandina sotto), il più famoso film della trilogia. Un film che oggi, sapendo a cosa avrebbe portato questa "volontà" e questa "fede", fa veramente venire i brividi. In realtà questi film non volevano informare, bensì parlavano direttamente alle emozioni. Le sue immagini monumentali e impressionanti che glorificano il partito nazista lasciano senza parole e suscitano quasi spavento per l'ingenuità con cui la Riefenstahl disse - dopo la disfatta del nazismo - che questo non era un film politico. Un terzo film propagandistico, la girò nel 1935 con il titolo "Tag der Freiheit - Unsere Wehrmacht" (Il giorno della libertà - Le nostre forze armate), che mostra orgogliosamente la riguadagnata forza militare della Germania. Anche questo è un film che, nonostante la maestosità delle immagini, è inquietante, considerando il seguito.
Leni Riefenstahl e Adolf Hitler
Hitler si congratula con la Riefenstahl dopo la prima del suo film "Triumph des Willens" (1934)
foto:
Deutsches Bundesarchiv
In origine Leni Riefenstahl non era nazista, per lei il nazismo era sì grandioso, ma lo vedeva piuttosto come un fenomeno estetico. Il film che girò sui giochi olimpici del 1936 a Berlino è indubbiamente un capolavoro del cinema (premiato all'epoca a Venezia e anche a Parigi), dove il culto della bellezza del corpo umano raggiunge un livello quasi mistico e che doveva dimostrare la superiorità della razza ariana.

Il film piaceva moltissimo a Hitler, anche se per lui aveva un piccolo neo: al suo ostinato razzismo dava fastidio che l'eroe indiscusso di queste Olimpiadi fosse Jesse Owens, un'atleta afroamericano che vinse quattro medaglie d'oro e che questo Jesse Owens, inevitabilmente, avesse anche un ruolo importante nel film. Per la Riefenstahl contava invece solo il fatto che Jesse Owens aveva un bel corpo atletico degno di essere messo nella giusta luce.
Triumph des Willens (locandina)   Olympia (locandina)
Sopra le locandine dei due film più famosi di Leni Riefenstahl, prodotti su esplicito incarico di Adolf Hitler: Triumpf des Willens (Trionfo della volontà) il film sul grande raduno del partito nazista a Norimberga, nel 1934 e Olympia (1936) che consiste di due parti: Das Fest der Völker (La festa dei popoli) e Das Fest der Schönheit (La festa della bellezza).

Erich Kuby, giornalista e storico del Terzo Reich, considera, nel suo libro "Il tradimento tedesco", questi due film: "la quintessenza, in campo estetico, del nazionalsocialismo" e "una delle più raffinate menzogne sul nazionalsocialismo."
Leni Riefenstahl durante i lavori di ripresa su "Olympia"
Leni Riefenstahl durante i lavori di ripresa su "Olympia".
foto:
Deutsches Bundesarchiv
Filmare il nazismo l'aveva portata al successo, era diventata una star, conosciuta anche a livello internazionale. È difficile credere che non sapesse e non capisse proprio niente di quello che stava succedendo nella Germania dell'epoca. Il fatto che molti attori, registi e sceneggiatori, uno dopo l'altro, sparivano dalla scena - o perché erano ebrei o perché fuggiti all'estero o perché rifugiati nella cosìddetta "emigrazione interna" - non poteva sfuggirle. Chi voleva sapere riusciva a procurarsi le informazioni. Ma non si vede ciò che non si vuole vedere.

Il successo è una pillola avvelenata, riesce a catturare anche persone meno ingenue di Leni Riefenstahl. Fatto sta che la fine della guerra fu anche la fine di tutte le illusioni e di tutti gli autoinganni, anche di quelli della Riefenstahl. Ma non si trattava solo di illusioni e autoinganni a livello personale - la Riefenstahl era uno dei fiori all'occhiello della cultura nazista che, del resto, era caratterizzata da una piatta e banale monumentalità (vedi anche l'architettura di Albert Speer). Lei era una specie di rappresentante della Germania all'estero, doveva dimostrare che non tutti gli uomini e donne della cultura tedesca erano emigrati all'estero.
Leni Riefenstahl in Polonia (1940)
Leni Riefenstahl in Polonia (1940) durante le riprese per il suo documentario sul "Blitzkrieg" (guerra lampo) con cui le forze armate tedesche invasero - e distrussero - la Polonia.
foto:
Oswald Burmeister / Deutsches Bundesarchiv

Dopo la guerra:

Sapere di essere ritenuta rappresentante di un regime di cui, alla fine della guerra, vennero alla luce tutte le atrocità, non è piacevole. Cadere dalle stelle dell'ammirazione alle stalle del disprezzo è duro. Dopo la guerra Leni Riefenstahl fu praticamente emarginata, un fatto non del tutto chiaro in un paese in cui molti rappresentanti della politica e della cultura nazista dopo poco tempo riemersero come se non fosse successo niente. Molti scoprirono all'improvviso di essere sempre stati contro Hitler, uno spettacolo non sempre piacevole, tristemente conosciuto anche in Italia.

Probabilmente c'era bisogno di un capro espiatorio, forse la conosciutissima regista doveva servire ad assumersi le colpe che (molti) altri non erano disposti ad ammettere. Ma rimane una domanda: perché proprio Leni Riefenstahl che sicuramente era meno nazista convinta di molti altri che ritornavano a galla nella Germania del dopoguerra? Il motivo è probabilmente che il cinema ha il potere delle immagini, un potere che né la musica, né la letteratura, la pittura o la scultura e forse nemmeno i politici possono esercitare. Il linguaggio delle potenti e affascinanti immagini di Leni Riefenstahl si capiva anche lì dove non si capiva la lingua tedesca. I suoi film, nel dopoguerra, facevano paura perché rievocavano il losco fascino del nazismo del quale troppi erano rimasti vittima. E il motto del dopoguerra era: dimenticare a tutti i costi.

Negli ultimi anni della sua vita la Riefenstahl è stata ancora di una vivacità e di una lucidità mentale invidiabile. In occasione del suo 100° compleanno ha concesso decine di interviste a giornali e riviste di tutto il mondo, aveva appena finito il suo ultimo film (un film sulla bellezza del mondo subacqueo). Ed è chiaro che in tutte le interviste si parlava anche dei 12 anni in cui era la "regista dei nazisti". E le risposte alle domande dei giornalisti erano inevitabilmente: "Non potevo sapere" - "Non si poteva fare niente" - "C'era anche del positivo" - "Abbiamo fatto anche della resistenza, in un certo modo" - "Anche le altre nazioni hanno..." - "Perché non si smette di parlare di quell'epoca?". Insomma, tutte risposte sentite migliaia di volte prima: un intreccio di rimozione, ingenuità vera e finta, sensi di colpa, insensibilità e spesso anche furbizia.

Oggi abbiamo una certa distanza con gli avvenimenti degli anni del nazismo e comprendiamo meglio l'ambiguità di personaggi come la Riefenstahl. È certamente un mito del cinema, ma a un mito non corrisponde necessariamente un grande uomo o una grande donna. Le domande a cui bisogna trovare una risposta sono: È possibile fare una separazione tra bravura professionale e opportunismo spregevole? Il non sapere e l'ingenuità liberano dalla responsabilità?
Libri per la scuola
Libri universitari

Un caso simile:

Vedi anche:

Adolf Hitler, il nazismo e la seconda guerra mondiale
Tutte le altre pagine sulla
Repubblica di Weimar, il nazismo e la seconda guerra mondiale
Leni Riefenstahl: Apoteosi Di Olimpia
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Leni Riefenstahl: Il trionfo della volontà
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Per approfondire:


Storia della Germania medievale   Lutero   Bismarck   Il muro di Berlino 
Altri libri sulla storia della Germania
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